Piccola rubrica per ricordare quanto sia necessario il caos per partorire una stella danzante
Nel 1970 John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr pubblicarono i propri lavori solisti, inaugurando così un nuovo periodo della loro carriera; periodo difficile perché attraversato, almeno inizialmente, da forti dubbi ed incertezze. Ricominciare non sempre è facile perché molte volte, senza nemmeno aver compiuto il primo passo, si è costretti a scontrarsi con gli ostacoli delle nostre fragilità e paure.
Soprattutto John Lennon comprese che, prima di voltare definitivamente pagina ed aprire una nuova fase della sua vita, doveva necessariamente chiudere i conti con il proprio passato e con i traumi che portava dentro di sé, fin dalla sua turbolenta adolescenza.
L’11 dicembre venne pubblicato l’album John Lennon/Plastic Ono Band, sicuramente il lavoro più intimo e più doloroso dell’ex Beatle che, senza censure, non esitò a mettere completamente a nudo se stesso, mostrando le sue più recondite paure e i suoi più strazianti dolori. La musica per John Lennon divenne una seduta psicanalitica, una valvola di sfogo, un modo per raccontare le proprie sofferenze e per rendere meno spaventosi i suoi demoni interiori.
Il primo trauma ad
essere svelato - quello che più di tutti influenzò la sua vita - è la dolorosa mancanza provocata dal non
aver potuto godere, soprattutto durante l’infanzia, di un sincero rapporto con
la propria madre ed il proprio padre: John
Lennon fu abbandonato dai propri genitori.
Mother, you had me but I never had you
I wanted you, you didn't want me
[…]
Father, you left me but I never left you
I needed you, you didn't need me
Mother,
il brano che apre l’album, è un’accusa
che muove Lennon contro i genitori che non lo hanno voluto nelle loro vite e
per questo motivo lo hanno abbandonato, senza affatto considerare che il
piccolo John aveva bisogno di loro,
dei loro consigli e della loro presenza. Questa accusa poi si trasforma verso
la fine in una supplica urlata.
Mama, don't go
Daddy, come home
È l’infanzia che gli è
stata rubata e che non potrà mai riavere indietro. Il senso di abbandono si
acuì poi a causa della scomparsa prematura
di Julia, morta in un incidente stradale proprio nel periodo nel quale
si stava riavvicinando al proprio figlio, il diciassettenne John. Mother si apre con rintocchi funebri di campana; l’album si chiude
con la canzone My Mummy’s Dead dove il cantante dichiara:
My Mummy's dead
I can't get it through my head
Though it's been so many years
My Mummy's dead
I can't explain
So much pain
I could never show it
My Mummy's dead
Questo abbandono da
parte dei genitori influenzò molte scelte successive di John Lennon. Ad
esempio, la mancanza di una famiglia tutta sua lo portò a desiderarne
ardentemente una così nel 1962 sposò
Cynthia Powell.
Children, don't do what I have done
I couldn't walk and I tried to run
Sempre nel brano Mother Lennon sottolinea che il matrimonio fu la sua scelta più infelice perché a causa della sua giovane età non possedeva la maturità necessaria per costruire una famiglia: aveva provato a correre quando ancora non aveva imparato a camminare. Il rapporto con Cynthia finì nel 1968, dopo il viaggio in India l’ex Beatle confessò alla moglie tutti i suoi tradimenti.
Inoltre questi traumi scatenarono
in John Lennon la necessità di sentirsi accettato, per
questo motivo decise di diventare una rockstar: per non essere di nuovo
abbandonato. Purtroppo però, dopo lo scioglimento dei Beatles, rivisse la
minaccia di questa paura, come sottolineato nella canzone Isolation.
We're afraid to be alone
Everybody got to have a home
Isolation
I Beatles non esistevano più e molto probabilmente non si sarebbero mai più riuniti in futuro; quindi Lennon doveva seguire la propria stella, sviluppare la sua personalità artistica che il gruppo aveva per troppo tempo soffocato. Tutto questo, però, lo terrorizzava perché forse gli ammiratori non lo avrebbero più apprezzato e seguito.
Per di più Lennon era maturato, non era più un ragazzino, non era più un Beatle, aveva cominciato a
guardare con più indulgenza il mondo degli adulti, fatto di insicurezze e di molti errori.
I don't expect you to understand
After you've caused so much pain
But then again, you're not to blame
You're just a human, a victim of the insane
Di conseguenza le sue future
canzoni sarebbero state diverse, più mature,
perché avrebbero trattato nuove e più sentite tematiche: da quelle
politico-sociali (Working Class Hero) a quelle religiose (I Found Out). Ecco fare
capolino la paura di essere abbandonato da tutti
quelli che non avrebbero accettato questo cambiamento.
I don't believe in magic
I don't believe in I-Ching
I don't believe in Bible
I don't believe in Tarot
I don't believe in Hitler
I don't believe in Jesus
I don't believe in Kennedy
I don't believe in Buddha
I don't believe in Mantra
I don't believe in Gita
I don't believe in Yoga
I don't believe in Kings
I don't believe in Elvis
I don't believe in Zimmerman
I don't believe in Beatles
Senza alcuna ombra di
dubbio il brano più bello, e quello più controverso,
scritto da John Lennon è God, gioiello dell’album. È questa
un’amara e dolorosa presa di coscienza: John è ormai cresciuto, è diventato un
adulto. Guarda al sé del passato, al John adolescente pieno di sogni, che viveva
nel culto delle grandi personalità (Gesù, Kennedy, Elvis Presley, Bob
Dylan), appassionato di filosofia, attratto
dalle varie forme di spiritualità, soprattutto quelle orientali, che viveva un sogno condiviso con altri tre ragazzi come
lui. Ora tutto questo non c’è più («The
dream is over»), fa parte del passato.
But now I'm John
Lennon ora deve ripartire da John. Crescere è sempre doloroso ma è necessario se si vuole andare avanti.
L’album, nonostante il
dolore che attraversa ogni brano, si apre a spiragli di speranza. John Lennon sa che ce la può fare, che questo
dolore un giorno passerà per sempre. Come afferma in Hold On:
Hold on, John
John, hold on
It's gonna be alright
You're gonna win the fight
Lennon sa che può
sopportare i propri demoni interiori grazie anche alla presenza e al supporto
della sua compagna, Yoko Ono, e all’amore che nutrono l’uno verso l’altro. Sì, perché l’amore può aiutare a sopportare e
vincere qualsiasi momento, anche quello più doloroso.
I just believe in me
Yoko and me
And that's reality
Parlare di questo album non è semplice perché è ricco di contenuti e suggestioni ed ogni brano, soprattutto God, si apre ad ogni ascolto a nuove ed interessanti interpretazioni. È un album emotivamente coinvolgente e commovente perché l’autore senza paura mette a nudo se stesso. Spoglia è l’anima di John Lennon, spoglio è l’album: gli arrangiamenti sono semplici, privi di fronzoli, di orpelli e di abbellimenti; i brani sembrano scritti di getto e registrati di fretta, come se il dolore sentisse la necessità di uscire fuori al più presto dal cuore di Lennon.
Quest’album ricorda il potere dell’arte capace di rendere meno mostruoso qualsiasi dolore.
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