28 febbraio 2022

Padrone e cane, l’inatteso Thomas Mann

Thomas Mann
 
Dopo aver letto I Buddenbrook mi sono ripromessa di continuare a leggere Thomas Mann, uno dei massimi esponenti della letteratura tedesca. Quel romanzo del 1901, il grande romanzo che lo consacra a livello europeo, mi ha infatti a tal punto sbalordita per ricchezza di linguaggio e profondità di riflessione da non poter pensare di chiudere lì il mio rapporto con lui. Ho deciso così, incuriosita ed affascinata, di cercare qualcosa di meno noto e ho trovato questa raccolti di racconti edita da Feltrinelli e in particolare la quarta edizione, del 2018, in cui è inserito anche Padrone e cane pubblicato per la prima volta nel 1919.

Padrone e cane si colloca sul versante, per così dire, privato della narrativa di Mann, che vi tornerà ancora sei anni dopo con quel racconto di vita familiare che è Disordine e dolore precoce, dove i protagonisti hanno i tratti dei figli dello scrittore.

Thomas Mann, anche in questa veste un po’ insolita, non ha tradito le mie aspettative anzi, nella forma breve del racconto Mann dipana una forza incredibile e si ha la sensazione di non poterne più fare a meno. Padrone e cane non a caso è stato definito dall’etologo Konrad Lorenz  

[…] la più bella descrizione dell’animo canino.

Il racconto è suddiviso in cinque sezioni ed il protagonista è Bauschan il cane della famiglia Mann che va a sostituire un altro cane purtroppo morto, Percy, che nel racconto viene proprio in contrapposizione a Bauschan sotto diversi aspetti:

Anzitutto va detto che Bauschan gode di ottima salute psichica, mentre Percy, come ho già accennato, e come accade spesso ai cani di razza nobile, è sempre stato matto […] Qui vorremmo solo contrapporgli la semplicità popolaresca di Bauschan, come ad esempio si esprime quando esce, o nelle accoglienze, dove le manifestazioni del suo stato d’animo si mantengono strettamente nel campo del buon senso e di una sana cordialità, senza sfiorare mai i confini dell’isterismo che, in simili circostanze, il contegno di Percy superava spesso in modo sconcertante.

Tra Bauschan ed il suo padrone viene a crearsi un rapporto idilliaco, fatto di reciproca fiducia, amore e tenerezza. Il tempo del racconto è scandito dalla routine che c’è tra i due e la descrizione minuziosa degli atteggiamenti, dei movimenti e del carattere di Bauschan toccano vette inarrivabili e a tratti commoventi.

Le passeggiate che caratterizzano le loro giornate ed i loro momenti insieme sembrano non essere attesi soltanto da Bauschan ma anche dallo scrittore stesso che, in quegli istanti, ha la possibilità di interrompere i suoi doveri e ricongiungersi con la natura, contemplarla, riflettere, divagare per rigenerarsi.

Padrone e cane

Il momento forse più bello e interessante per entrambi è il mattino, le ore che precedono il lavoro che, d’abitudine, trascorrono insieme in toccante sintonia.

Quando la bella stagione si fa onore e il cinguettio degli uccelli riesce a svegliarmi di buon’ora, perché ho concluso a tempo giusto la giornata precedente, mi fa piacere incamminarmi per mezz’ora all’aperto, senza cappello e prima della colazione, ed andarmene lungo il viale alberato davanti alla casa, oppure spingermi fino ai giardini più distanti per respirare qualche boccata di aria giovane e, prima che il lavoro mi assorba, partecipare alla gioiosa purezza del mattino.

Basta solo un fischio per attirare immediatamente l’attenzione di Bauschan che sbuca in piena corsa gettandosi sul padrone, così felice di rivederlo come se fosse sempre la prima volta. Le descrizioni di Thomas Mann della natura, degli ambienti che lo circondano insieme a questo amico così interessante sono vivide, vibranti e profondamente evocative. Sembra anche che proprio negli spazi aperti e liberi, antitetici a quelli domestici, sia il cane che il padrone trovino un loro ambiente vitale nel quale esprimersi e osservare tanto che quando Mann non può uscire con Bauschan e vederlo impegnarsi soprattutto nella caccia, cosa che più lo caratterizza nel suo splendore canino, se ne rammarica

In fondo al viale posso ancora vederlo minuscolo e goffo, come un punticino scuro in mezzo alla strada; sento una fitta al cuore e salgo in tram con un certo rimorso.

La grandezza di questa scrittore che per voi sia il primo incontro oppure no vi apparirà sicuramente in modo chiaro in queste pagine dove ritroverete, in particolare se amate i cani, se ne avete o ne avete avuti in passato qualcosa di familiare e, insieme, struggente nella sua potente delicatezza.

Veronica Di Gregorio Zitella

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