Tratto dall’omonimo romanzo del veterano James Jones e candidato nel 1999 a sette premi Oscar, la Sottile linea rossa del regista statunitense Terrence Malick è una riflessione filosofica sui danni morali e psicologici causati dalla guerra ma, soprattutto, è un invito affinché l’essere umano recuperi la comunione persa con la propria parte spirituale
But it's " Thin red line of 'eroes " when the drums begin to rollThe drums begin to roll, my boys, the drums begin to roll,O it's " Thin red line of 'eroes, " when the drums begin to roll.Rudyard Kipling - Tommy
Guadalcanal è un’isola situata nel sud dell’Oceano Pacifico ed appartiene all’arcipelago delle Isole Salomone. Nel 1942 un cospicuo numero di soldati americani viene chiamato ad occupare l’isola che è nelle mani dei giapponesi. La campagna non sarà facile e nei vari scontri cruenti perderanno la vita molti soldati.
L’obiettivo principale del regista Terrence Malick non è tanto quello di ricostruire l’evento storico della Campagna di Guadalcanal quanto quello di evidenziare gli effetti nefasti che la guerra produce nelle coscienze dei singoli individui che sono chiamati, loro malgrado, a combatterla.
Terminato il primo sanguinoso scontro, un soldato, evidentemente fuori di sé, cammina su e giù lungo il fianco della collina; con un pugno di terra tra le mani esclama che l’essere umano non è nulla. Poi si domanda perché, mentre molti dei suoi compagni sono morti poco prima, lui, ora, può anche uscire allo scoperto senza essere raggiunto dai proiettili dei nemici. La guerra non segue nessuna logica.
Per non farsi «avvelenare l’anima», e per non andare oltre la “sottile linea rossa”, i soldati sono chiamati ad aggrapparsi a qualsiasi cosa.
Ad esempio il colonello Gordon Tall che crede fortemente in questa guerra perché rappresenta la sua possibilità di dimostrare agli altri di cosa è capace. Dopo anni di servilismo, di umiliazioni e di sacrifici anche lui può, finalmente, avere il suo momento di rivalsa.
Anche il soldato Robert Witt cerca di non lasciarsi “sommergere” dalla follia della guerra.
È qui che sbaglia, capo. Io l'ho visto un altro mondo.
Witt comincia a credere nella possibilità di un «altro mondo» dopo aver passato del tempo presso una piccola comunità di indigeni; crede nella possibilità di un mondo fatto di affetti e di semplicità, dove vivere un’intensa comunione spirituale con la natura.
Questo grande male, da dove viene? Come ha fatto a contaminare il mondo? Da quale seme, da quale radice si è sviluppato? Chi è l'artefice di tutto questo, chi ci sta uccidendo, chi ci sta derubando della vita e della luce prendendosi beffa di noi, mostrandoci quello che avremmo potuto conoscere?
Poi c’è il mite capitano James Staros che tenta in tutti i modi possibili di mantenere viva ed intatta la sua parte più umana. A causa di ciò si scontra più e più volte con il colonnello Tall: se quest’ultimo non esita a mettere in pericolo la vita dei soldati per vincere il più velocemente possibile Guadalcanal, il capitano Staros mette in primo piano la salvaguardia di quelli che definisce “figli”. Alla fine, perché considerato troppo “tenero” per la guerra, viene rispedito a casa.
C’è chi si aggrappa alla speranza di rivedere al più presto la donna amata: è il caso del soldato Jack Bell.
Tutto questo sangue, questo rumore, questo schifo ti strappa qualcosa dalle viscere. Voglio rimanere sempre lo stesso, per te. Voglio tornare da te ed essere l'uomo che ero prima.
Terrence Malick crede che nessuna guerra potrà mai spegnere del tutto il lato più spirituale e sensibile dell’essere umano. Certo, non è affatto facile resistere quando le brutture e la violenza rappresentano la sola realtà in quel momento; ma, nonostante tutto, l’uomo ha la possibilità di non andare oltre la “sottile linea rossa”. Una conquista difficile e sofferta.
L'amore... da dove proviene? Chi ha acceso questa fiamma in noi? Nessuna guerra può spegnerla, conquistarla. Ero prigioniero, mi hai liberato.
In ultimo c’è un giovane soldato senza nome. Anche lui si appiglia ad una certezza trasmessagli un giorno dal padre: «si deve toccare il fondo prima di poter risalire […]. Ora potrò solo cominciare a risalire».
Nella Sottile linea rossa il regista ci presenta due strade possibili da poter percorrere:
Un uomo guarda un uccello morente e pensa che la vita non sia altro che dolore senza risposta. Ma è la morte che ha l'ultima parola. Ride di lui. Un altro uomo vede lo stesso uccello. E sente la gloria. Sente nascere la gioia eterna dentro di sé.
Due vie, due visioni. C’è chi, come ad esempio il colonnello Tall e, in un primo momento, il sergente Edward Welsh, rimane nei pressi della “soglia” e non si spinge oltre. Rimanere al confine significa realizzare la vita come solitudine, egocentrismo, violenza; significa realizzarla come nient’altro che un ammasso caotico, informe ed insignificante. Se si rimane nei pressi della “soglia” si rischia di andare oltre la “sottile linea rossa”.
C’è invece chi, come il soldato Witt, decide andare oltre per scoprire e la «gloria» e la «gioia eterna». Bisogna oltrepassare la “soglia” se si vuole scoprire un nuovo mondo fatto di fratellanza, amore e di comunione con la natura che cela in sé il divino.
La pellicola si conclude con un invito a recuperare la propria parte spirituale; un appassionato augurio affinché chiunque possa ritornare a realizzare la vita attraverso gli occhi della propria anima. È necessario, oggi più che mai, recuperare la comunione con la scintilla divina che brilla in ognuno e che sempre ricorda, sussurrando, che siamo tutti «volti di uno stesso, unico grande essere».
Forse gli uomini appartengono a un'unica grande anima: tutti ne fanno parte. Tutti volti dello stesso essere, un unico grande essere. Tutti cercano la salvezza seguendo il proprio sentiero. Tutti come un piccolo carbone tolto dal fuoco.
Nessun commento:
Posta un commento