Horcynus Orca è un'opera di Stefano D'Arrigo poco conosciuta perché di difficile comprensione, ma soprattutto estenuante a causa della sua lunghezza e del suo particolare linguaggio. Bufalino scrisse a tal proposito:
Il fatto è che nell'ingegneria narrativa conta specialmente la virtù che taluno vantò nel Borromini: dell'ornato che sappia farsi funzione, al punto che, se mancasse l'edificio crollerebbe.
E’ proprio il linguaggio a colpire in quest'opera quando si storpiano i termini in alcuni casi per assonanza, come pellisquadra ossia i pescatori dalla pelle rovinata dal sole, le fere cioè i delfini, le femminote, ma anche lo scill'e cariddi per indicare lo stretto di Messina dove è ambientato.
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