E’ con somma sorpresa che mi ritrovo nelle stanze di Palazzo Reale per la mostra dedicata all’artista Grazia Varisco. Lei è il quinto elemento e l’unica donna del Gruppo T (dove T sta per “tempo”), formatosi agli inizi degli anni Sessanta a Milano.
Cubo invisibile, foto di Angelo Massimo Gulino |
Ho immaginato un legame tra il quadrato bianco di De Dominicis e la serie di opere Meridiana che Grazia Varisco realizza a partire dal 1974. Nella Meridiana parte del perimetro della superficie (del quadrato), piegato e sollevato, gioca con l’ombra che proietta, la piega si solleva, la forma si alza, anima lo spazio vuoto, non lo occupa, lo attraversa. Anche qui la geometria piana diventa tridimensionale entrando in dialogo con lo spettatore che è invitato a vivere un’esperienza spaziale.
Meridiana, foto di Angelo Massimo Gulino |
Il concetto che accomuna queste sperimentazioni è che sono lavori pensati per disturbare la regolare percezione che uomini e donne hanno dello spazio e del tempo. L ’artista si muove agevolmente e con leggerezza tra i vari strumenti a disposizione, dal disegno su cartoncino grigio al modellino in scala, dalla macchina luminosa a parete alla scultura tridimensionale. Ne è un esempio la scultura Soglia che è un vuoto messo all’angolo: due elementi lineari disarticolati e posizionati in modo non ortogonale identificano i tre piani dello spazio e suggeriscono un vuoto disposto ad ospitare, ad accogliere. Lo spettatore è invitato ad interagire con questa porzione di spazio, ad entrare ed uscire dalla dimensione tridimensionale, dall’idea suggerita che in quell’angolo ci sia un volume invisibile dal quale siamo attratti. Due elementi in legno falsi stipiti, posizionati in quel modo, attivano una sorta di calamita che attira a sé il passante distratto coinvolgendolo nella rappresentazione che l’artista mette in scena durante la mostra.
Soglia, foto di Angelo Massimo Gulino |
E’ interessante notare il metodo di lavoro dell’artista, che divide chiaramente il proprio lavoro per fasi, ognuna dedicata ad un tema ben preciso, tutti legati da un filo rosso che ne armonizza il percorso. Il tempo passa e nel 2010 nasce un nuovo progetto dal titolo Risonanza al tocco che focalizza l’attenzione sul suono e il senso dell’ascoltare.
Risonanza al tocco, foto di Angelo Massimo Gulino |
Risonanza al tocco, foto di Angelo Massimo Gulino |
Attende impaziente il tocco dello spettatore e, inaspettatamente, le strisce metalliche iniziano a vibrare, producendo suoni diversi ad ogni nuovo movimento. La bellezza del sottile metallo inciso con raggio laser e l’essenzialità del segno, ci ricordano la grande capacità di sintesi e la complessità del messaggio che l’artista sapientemente cela dietro l’apparente semplicità del gesto.
Angelo Massimo Gulino
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