24 novembre 2022

Da Desdemona a Giulietta: le vittime di Shakespeare

Shakespeare

Desdemona, Ofelia, Fulvia, Cleopatra, Giulietta. Nomi che non hanno in comune il solo fatto di riferirsi a personaggi femminili delle opere di Shakespeare, ma anche di raccontare la storia della donna moderna. Tuttavia, la donna oggi è relativamente moderna se consideriamo che, proprio come le nostre eroine Shakespeariane, è spesso vittima di soprusi e mancanze di una società e un sistema che sono tutt'altro che moderni. Partendo dalla triste storia di Desdemona e ripercorrendo i tratti che la accomunano ad Ofelia, per poi giungere a Fulvia e Cleopatra e culminare nella amatissima Giulietta, ci ritroveremo ad identificarci perfettamente con le protagoniste, sentiremo le loro storie come se fossero nostre e avvertiremo le loro sofferenze per poi accorgerci che, in fondo, i tratti di queste donne delineati da Shakespeare più di mezzo millennio fa non sono poi così lontani da quelle che siamo noi oggi. 

Difatti, uno dei motivi principali per cui Shakespeare continua ad essere tanto studiato ancora oggi è proprio la sua modernità. Le sue opere vanno ben oltre lo stile di quell’epoca, sono trame intrecciate ricche di personaggi che ridono, soffrono, provano gelosia e si arrabbiano proprio come farebbe qualunque essere umano ordinario. Non rappresentano la perfezione, non idealizzano storie d’amore con un finale da e tutti vissero felici e contenti. Le opere di Shakespeare piacciono perché sono la realtà, rappresentano una storia che potrebbe essere la nostra: un amore impossibile, una scenata di gelosia, un gesto d’affetto e, soprattutto, donne che riescono a scalare quella classe gerarchica che il più delle volte le confina al loro ruolo di madri devote unicamente ai figli e alle pulizie domestiche. No, le donne di Shakespeare non fanno questo. Le donne di Shakespeare amano fino alla morte (letteralmente), si travestono da uomini per riuscire in faccende ritenute non adeguate a una donna, hanno passioni, cervello e astuzia da vendere.

Otello e Desdemona
Otello e Desdemona

Partiamo da Desdemona, una donna forte e coraggiosa che ha l’ardore di disobbedire al padre per sposare il moro di Venezia, Otello, uomo di cui si è innamorata per le sue storie, le sue parole. Ed è proprio la parola a giocare un brutto scherzo ai nostri protagonisti, avvelenando le loro menti con menzogne che li accecherà fino a portarli alla morte.
Sembra un’adolescente moderna, la nostra Desdemona, che si ribella ai genitori per scappare con la persona di cui è innamorata, nonostante il parere contrario dei primi. Eppure, ad un certo punto, Desdemona sembra subire un processo di regressione: da donna forte e indipendente dai genitori, diventa una bambina che subisce i maltrattamenti di Otello, il quale, per insinuazioni inculcategli da Iago, invidioso di Otello, arriva nella prima scena del quarto atto a schiaffeggiare Desdemona. «Non me lo meritavo» è tutto ciò che lei riesce a dire.
È quindi, questa, non la storia di Desdemona, ma la storia di tutte le donne ingiustamente uccise, come dirà lei stessa sul letto nuziale, ora divenuto letto di morte, nell’ultimo atto. E ancora, come tutte le vittime che arrivano a sentirsi le uniche colpevoli dei maltrattamenti subiti, quando Emilia chiede a Desdemona chi abbia commesso il delitto, questa non fa altro che affermare: «Nessuno: io stessa». Non ha modo di provare la sua innocenza, non ha il tempo di spiegarsi, di raccontarsi, disobbedisce al padre per finire vittima di sobillamento e fraintendimenti.
Morte di Ofelia

Vittima di fraintendimenti è anche Ofelia, la donna amata da Amleto nell’omonima opera. Il contesto e le cause della morte sono diverse, ma le umiliazioni e l’impossibilità di spiegarsi sono le stesse. Differentemente da Desdemona, Ofelia non disobbedisce al padre, nonostante il suo folle amore per Amleto. Viene definita dagli studiosi donna debole, come se fosse la sua debolezza a renderla responsabile della sua morte. Quante volte le donne vengono accusate di debolezza, per non riuscire a denunciare i maltrattamenti, per lasciarsi sopraffare dai sentimenti e non riuscire a discernere l’amore vero da quello malsano, deleterio. In realtà, potrebbe essere inesatto definire debole una donna che non fa altro che obbedire al padre semplicemente perché così richiedevano i costumi dell'epoca. Ofelia non è vittima della sua stessa debolezza, ma vittima di un dovere impostole dalla società in cui vive, è vittima della società stessa.
Difatti, ella acconsente sotto ordine del padre a spiare Amleto per conto di re Claudio. Da parte sua Amleto, già accecato e incapace di ragionare per l’uccisione del padre e il tradimento della madre, non appena scopre il raggiro di Ofelia perde totalmente fiducia in tutto il genere femminile, al punto tale da esclamare: «Fragilità, il tuo nome è donna!». In questo caso, non è per mano, ma a causa di una società patriarcale che muore Ofelia, la quale, sentendosi a sua volta ingannata da Amleto che l’aveva tanto sedotta e che uccide suo padre, arriverà all’atto estremo di togliersi la vita annegandosi in un ruscello.

Antonio e Cleopatra

Tutti conoscono la storia d’amore di Antonio e Cleopatra, ma in quest’opera Cleopatra non è l’unica donna a morire. La prima sarà Fulvia, moglie di Antonio, uccisa da Ottaviano per aver complottato contro di lui. Morta per mano di un uomo, non suo marito, ma a questi potrebbe essere attribuita la causa della sua morte, per non essersi impegnato abbastanza nel governo del suo regno, per aver vissuto una storia d’amore extraconiugale che ha fatto sì che la moglie si occupasse di tutto, complottasse contro Ottaviano che, alla fine, la uccide. È un altro amore malsano questo, dove Antonio, costretto a ritornare ai suoi doveri, abbandona Cleopatra. Ormai il danno è fatto, lei è pazza, gelosa, vuole stare con lui a tutti i costi, una donna sedotta e poi abbandonata che agisce in preda ai sentimenti. E si sa, a volte i sentimenti sono il movente che conducono alla follia. Difatti, alla fine Cleopatra fingerà di uccidersi ma Antonio, credendola morta, si uccide a sua volta e Cleopatra finirà per uccidersi davvero. Tuttavia, concentriamoci sul personaggio che muore a causa di Antonio: Fulvia. È un personaggio che non si vede, tuttavia la sua esistenza è sufficiente a mettere in moto l’intera storia. Nonostante Antonio sembri essere follemente innamorato di Cleopatra, alla notizia della morte di Fulvia si rende conto della sua negligenza nei confronti del regno e dell’amore che provava per lei. Le sue parole sono le seguenti:

Ecco un’anima grande che scompare!
E pensare che l’ho desiderato!
Ma ciò che rifiutammo con disprezzo
ci viene poi di volerlo riprendere;
mentre ciò che ci piace sul momento,
scadendo con il volgere del tempo,
finisce nel mutarsi nel suo opposto.
Ora che se n’è andata, ella m’è cara,
e la mano che un giorno la respinse
vorrebbe ora riprenderla con sé.
Bisogna ad ogni costo ch’io la rompa
con questa incantatrice di regina:
questa frollezza mi sta generando
diecimila disgrazie, assai più grandi
dei mali che conosco su me stesso.

Si rende conto del suo errore, capisce come la passione da cui è stato travolto nella folle storia d’amore con Cleopatra non abbia fatto altro che recare danni, ma ormai è troppo tardi.

Romeo e Giulietta

Anche Giulietta e Romeo, come tutti sappiamo, hanno una morte simile a quella di Antonio e Cleopatra, ma le circostanze sono diverse. Sebbene Giulietta non muoia per mano di Romeo, ancora una volta possiamo attribuire le cause della sua morte ad una società patriarcale che dà importanza ai cognomi delle famiglie. Una Capuleti non può sposare un Montecchi, famiglie rivali da sempre, ma Giulietta disobbedisce e intraprende una storia d’amore che le sarà fatale.
Solo dopo la morte dei due innamorati le famiglie si riappacificheranno. Queste le parole del principe al momento della riappacificazione:

Una ben triste pace
è quella che ci reca questo giorno.
Quest’oggi il sole, in segno di dolore,
non mostrerà il suo volto, sulla terra.
Ed ora andiamo via da questo luogo,
per ragionare ancora tra di noi
di tutti questi tristi accadimenti.
Per essi, alcuni avranno il mio perdono,
altri la loro giusta punizione;
ché mai vicenda fu più dolorosa
di questa di Giulietta e di Romeo.

Dunque, sembra essere un tema antico e sempre presente quello del femminicidio, di donne che muoiono per mano di uomini, che vengono additate come deboli e colpevoli, quando la loro unica colpa è quella di vivere in una società che, purtroppo ancora oggi, non le tutela abbastanza.

Annagerardina Antinori

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