2 dicembre 2022

Bach e Il clavicembalo ben temperato


Quello che ho da dire sull'opera di Bach: ascoltatela, suonatela, amatela, riveritela e tenete la bocca chiusa.
Albert Einstein

Qualsiasi giovane pianista prende presto consapevolezza che ci saranno alcuni compositori che lo accompagneranno – o tormenteranno, dipende dai punti di vista – almeno per tutta la durata dei suoi studi (accademici, s’intende: il musicista non finisce mai di studiare). Uno di questi è Johann Sebastian Bach (1685-1750), i cui brani talvolta generano, nello studente di musica, sentimenti simili a quelli provati davanti ai Promessi Sposi di Manzoni: noia e sconforto. Come mai? Bach è un compositore molto complesso, e fin qua c’è poca differenza con autori come Chopin e Beethoven

Mentre però quest’ultimi, se suonati bene, danno soddisfazione pressoché immediata all’esecutore, Bach appare sempre distante dai canoni di piacevolezza del giovane pianista, che non capisce come mai debba portarlo a ogni esame di pianoforte del Conservatorio. Pian piano però, un po’ per sfinimento e un po’ per le lezioni di Storia della Musica, inizi a capire la grandezza di questo compositore che pur non muovendosi mai dalla Germania, ha influenzato la musica occidentale. Anzi, potremmo dire che senza Bach la musica che oggi ascoltiamo sarebbe completamente diversa. Il nostro Johann, che forse nel quotidiano era un tipo abbastanza banale, sempre molto attento al denaro e alle incombenze lavorative (ma chi non lo sarebbe, con venti figli da sfamare?), è forse stato il primo, dopo la Chiesa con il canto gregoriano (ma questa è un’altra storia), a creare un canone occidentale della musica. Per spiegarmi meglio, esaminerò una delle sue opere più famose, il Wohltemperierte Klavier. Questo titolo in italiano di solito si traduce con Il clavicembalo ben temperato, dove clavicembalo è la traduzione di klavier. In realtà questo termine ha un significato più generale, e indica l’insieme degli strumenti a tastiera, per cui non solo il clavicembalo, ma anche l’organo e tanti altri strumenti (il pianoforte all’epoca muoveva soltanto i primi passi). Il suo frontespizio recita: La tastiera ben temperata per il profitto e per l’uso della gioventù musicale desiderosa di apprendere come pure per particolare diletto di coloro già esperti in quest’ arte. È quindi una raccolta di esercizi, non di brani da eseguire in un concerto. Eppure, queste semplici composizioni hanno cambiato la storia della musica.  L’opera consiste di due volumi, il primo scritto nel 1722, mentre il secondo nel 1744. Ogni libro è composto da ventiquattro brani, scritti in ogni tonalità musicale, cui vengono dedicati due brani alla volta, un Preludio e una Fuga, da do maggiore/minore a si maggiore/minore. Di seguito l’elenco completo dei brani:

 

Prima di continuare il discorso è necessario fermarci sul concetto di tonalità: Bach componeva seguendo il sistema tonale, un insieme di regole che disciplinano i rapporti tra i suoni in maniera gerarchica. Ciò vuol dire che alcuni suoni, a seconda del brano, sono più importanti di altri, e saranno più presenti durante lo svolgersi della composizione. Prendiamo ad esempio un brano in do maggiore: quel tipo di composizione dovrà utilizzare quasi esclusivamente i suoni presenti all’interno della scala di do maggiore, che è questa:

perciò in un brano in do maggiore difficilmente si troverà più di un fa diesis, o di un re bemolle, perché non sarebbe un brano in quella tonalità! Un fa diesis è più usato, ad esempio, in un brano in mi minore, perché nella scala di mi questo suono è presente: 

Ma come mai si usa, dopo il nome della nota, l’aggettivo maggiore o minore? La differenza è sostanziale perché, ad esempio, la scala di do maggiore e di do minore sono molto diverse. All’ascolto cosa cambia? Semplificando, possiamo dire che quando il brano è composto in una tonalità minore, sarà triste e malinconico, mentre se scritto in maggiore, avrà un andamento più allegro. Bach è stato il primo a comporre brani in ogni tonalità, utilizzando cioè come riferimento tutte le scale musicali possibili all’interno del sistema tonale. Senza di lui, altri compositori non avrebbero avuto dei modelli cui appoggiarsi.

L’importanza del Wohltemperierte Klavier nella storia della musica è dovuta anche all’importanza che si ritiene abbia dato al cosiddetto temperamento equabile. Temperamento, in musica, vuol dire accordatura. L’accordatura è l’intonazione che si fa di uno strumento per evitare che sia stonato mentre lo si suona. Il maggior problema musicale nel Seicento era la modulazione, ovvero il passaggio da una tonalità all’altra all’interno di un brano. A seconda dell’accordatura dello strumento, modulare anche soltanto da do maggiore a sol maggiore, che dal punto di vista compositivo era molto facile, per ragioni fisico-acustiche nella pratica poteva essere impossibile. Alla fine del secolo però, l’organista Andreas Werckmeister (1645-1706) propose un sistema di accordatura, detto appunto temperamento equabile che, perfezionandosi, nel tempo si impose sugli altri temperamenti per la sua praticità nel modulare. Senza entrare nel dettaglio, Bach fu anche in questo caso il primo, nel WTK, a disporre i brani in maniera tale da “obbligare” il musicista che eseguiva le sue musiche, a seguire l’ordine delle tonalità nella maniera stabilita dal temperamento di Werckmeister. 

È interessante anche esaminare le due tipologie di composizioni presenti nell’opera: il Preludio e la Fuga, che come ricordiamo si alternano e a coppie presentano la stessa tonalità. Il primo ha una struttura abbastanza semplice: serve a preparare l’esecutore alla ben più complessa forma della fuga, rispetto alla quale è di solito più vivace. La fuga è invece una composizione di tipo polifonico, cioè non ha un’unica melodia al suo interno, ma ci sono più sezioni, dette voci, con melodie simili che si intrecciano, andando a formare delle vere e proprie architetture sonore: è come se fossero tanti rami di uno stesso albero che crescono assieme ma in maniera diversa, trasformandosi a ogni istante. Troviamo fughe a tre, quattro o cinque voci. Stiamo per ascoltare il preludio e fuga in fa diesis minore del primo libro: il preludio è molto veloce e dinamico, mentre la fuga più lenta e riflessiva. Quest’ultima all’orecchio può sembrare strana, perché non è formata da una melodia sorretta da un semplice accompagnamento: infatti la prima voce (ce ne sono altre tre) parte con una melodia, detta tema, che pian piano viene ripetuta dalle altre voci per tutta la durata del brano. Non solo: più la fuga procede, più le voci si accavallano, per cui capita che, mentre una voce sta iniziando il tema, un’altra lo stia finendo, e così via. Potete ben capire che si forma un gigantesco intreccio sonoro. Per questo non deve spaventare il fatto che a volte il tema non è facilmente riconoscibile all’ascolto: semplicemente, è “nascosto” dal miscuglio di suoni che si crea. 

A parte questi importanti dettagli tecnici, cosa esprime il WTK? È forse l’opera bachiana che più di tutte porta l’ascoltatore all’interno del mondo di Johann Sebastian: la musica è pensata come mezzo per ricongiungersi a Dio, è uno strumento di preghiera e devozione. Bach venne influenzato dal cosiddetto Pietismo Tedesco, derivante dall’esperienza luterana, che riteneva fondamentale il ritiro dal mondo, cercando in maniera totalizzante e individuale, all’interno di sé stessi e non tramite dogmi, di adempiere al progetto di fede e salvezza cristiano. Come le cattedrali gotiche, le composizioni bachiane sono slanciate verso l’alto, e gli elementi musicali si fondono per cercare di raggiungere il divino, l’ineffabile. La difficoltà principale per un esecutore consiste nell’entrare nel suo mondo spirituale, molto lontano dalla nostra sensibilità. Il grande Ferruccio Busoni (1866-1924), compositore e pianista italiano tra i più importanti di sempre, che ha anche rielaborato alcune opere di Bach, sosteneva che il compositore originario di Eisenach fosse la base da cui ogni musicista dovesse partire per suonare bene. Ed è per questo che i giovani pianisti vengono “torturati” dagli insegnanti con le sue composizioni: Bach trasmette la sua intimità in maniera talmente unica e stupefacente, da essere il famoso gigante che sostiene sulle spalle i posteri. 


Per chi volesse approfondire, il primo video contiene la registrazione del WTK, secondo volume, eseguita da Glenn Gould (1932-1982), uno dei massimi interpreti di Bach. Nel secondo, Vladimir Horowitz (1903-1989), da molti considerato il più grande pianista della Storia, suona un Corale del tedesco rimaneggiato da Busoni. 

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