Trascorsi due anni dalla pubblicazione del libro artistico Mente Occhi Cuore, Giuseppina Irene Groccia esperisce se stessa nuovamente: questa volta circoscrive la propria ricerca al suolo della fotografia, indagandone le potenzialità empatiche rispetto alle atmosfere umane. La sintesi delle sue sperimentazioni emerge dal confronto con l'acromatismo del nero. Paradossalmente, la voracità di quest’ultimo, che divora ogni altro colore, è pari alla sua gratitudine: egli afferma, infatti, le immagini impressevi. Così Giuseppina sceglie di porsi in dialogo col “nulla” assoluto: attraverso il click ruba, quindi, i profili e li filtra, poi, attraverso pensieri, intuizioni, versi erratici dell’anima e della mente. Gioco o giogo, l’artista sfuoca la realtà, ‘sì che nascono visioni che la celano e nel contempo la lumeggiano. Pagine dark ammagliano scorci di pelle e mura, che si susseguono, mentre la lente frantuma le forme, anziché chiarirle, e le maschere celano le identità.
Il poeta non traduce in parole una visione. La sua visione si elabora in esse. Il poeta scopre ciò che vuol dire mentre lo dice.
Nicolás Gómez Dávila
Con Lens Visions, Giuseppina Irene Groccia e il lettore diventano quel poeta: l’impostazione ghirriana, che di per sé rappresenta una condizione incerta e transitoria, nonché la contaminazione della fotografia transfigurativa, unisce entrambi addentro quel prefisso, “trans”, tanto breve quanto assoluto e diveniente, in cui, appunto, ci si cerca, perde e ritrova, ogni volta in maniera diversa. Come flash compaiono, talvolta, dichiarazioni melanconiche, tra consensi e dinieghi di un assurdo reale.
Pagina oscure e silenziose permettono altresì al lettore di stabilire un rapporto sia con se stesso, sia con l’artista e con la stessa opera: gli intervalli corvini possono suggellare, creare o frantumare… probabilmente il senso è quello di aprire un diastema esperienziale unico e personale.
Riferendosi a Lens Visions, il termine miniare è appropriato: Giuseppina Irene Groccia libera infatti il proprio estro in un formato piccolo, 15x15, dal ricercato profumo; le 52 pagine raccolgono una selezione di fragranze estetiche che conturbano, plasmando un immaginario intimo laddove l’istantanea cesella misteriosi interstizi dell’individuo.
L’autrice stessa ne ha curato impaginazione e organizzazione grafica, con l’intento di privilegiare l’apparenza, ossia le rivelazioni frutto dei decisi contrasti. Luci e ombre si avvicendano, alfine, nell’illogico umano, che è arte e verità.
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