Giunti alla ribalta nell’ultimo periodo, gli attivisti di Ultima Generazione sono diventati un caso, non solo nazionale. Con nomi diversi infatti, si trovano in molte nazioni occidentali: in Francia sono Dernière Rénovation, in Germania Letze Generation, nel Regno Unito Just Stop Oil e l’elenco potrebbe continuare. Il loro scopo, almeno in Italia, è ottenere dal governo lo stop dei sussidi pubblici ai combustibili fossili.
Più che questo obiettivo però, che chi scrive non ha intenzione di criticare, fa discutere la maniera in cui cercano di scuotere le istituzioni e l’opinione pubblica: a cadenza ormai regolare si sente parlare di blocchi stradali e, soprattutto, di imbrattamenti di opere d’arte e monumenti pubblici. Sono stati sporcati la statua di Vittorio Emanuele II a Milano, il Palazzo della Signoria a Firenze, Palazzo Madama e da ultimo anche la Fontana di Piazza Navona, di cui stavolta è stata contaminata l’acqua con del carbone vegetale.
Con questi presupposti, di Ultima Generazione non si dovrebbe parlare: perché sprecare parole con gente che punta ad ottenere celebrità tramite azioni vandaliche? Purtroppo molte persone, al di fuori del movimento, stanno appoggiando simili gesti, che rischiano di non produrre più reazioni indignate, vista l’azione normalizzatrice del tempo. Si rende perciò necessario, quasi obbligatorio, parlare di questi vandali ambientalisti.
Ed è due volte difficile, per chi scrive, addurre argomenti contrari a Ultima Generazione; complici, la vicinanza personale alle tematiche dell’ambiente e le posizioni folli sul modo di manifestare. Manca infatti la concatenazione logica che porti ad una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica (e del governo!) sul fossile tramite della zuppa buttata sopra dei quadri. La scusante principale è la seguente: “non potremmo più apprezzare la bellezza dell’arte se non agiamo ora sul clima”. Viene poi detto che la vernice utilizzata è lavabile, che la tela sporcata era protetta da un vetro. Insomma, questi gesti dimostrativi non creano danni e anzi, è assurdo che ci si concentri su poche migliaia di euro di danni e non sugli investimenti miliardari per i fossili. Non solo in tale ragionamento c’è un salto logico, già citato prima, ma si assiste anche a un capovolgimento dei valori culturali della società europea. Le grandi rivoluzioni, l’ultima delle quali avvenuta nel famoso Sessantotto, sono sempre state supportate dall’arte. Si pensi al Situazionismo, che ha contribuito in maniera non poco rilevante al nascere del movimento sessantottino. Verrebbe quindi da chiedersi se, per salvare il clima, oltre ad imbrattare l’arte, non la si possa anche realizzare, trasformando dei gesti distruttivi in dimostrazioni positive. Ancora meglio sarebbe sviluppare un pensiero e un’azione politica serie, che è mancata ad esempio ai Fridays For Future.
La verità, forse, è che i vandali di Ultima Generazione non riescono a costruire arte o politica non perché non vogliono, ma perché non riescono loro stessi in primis: sono annichiliti dalla disperazione, incapaci perciò di fare altro se non distruggere simbolicamente (e non è poco) le opere d’arte. Ed è sulla loro angoscia che si dovrebbero concentrare i politici e la società, perché ne sono la causa. Ultima Generazione è figlia di un modello sociale che si esprime, e si muove, soltanto attraverso situazioni eclatanti, apparenti, pubblicitarie. L’Italia è diventato un Paese sofista, in cui si può dire tutto e il contrario di tutto, dove l’opinione emotiva può soggiogare con facilità il pensiero razionale. Quale manifestazione può avere quindi maggior risalto mediatico? Ultima Generazione è lo specchio sofferente di questo mondo. Animata dalle buone intenzioni, è un movimento impotente e poco credibile che, per essere ascoltato, ha scelto di abbaiare senza mordere. Come tutto il resto della società.
Riccardo Rosas
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