Mi interessa ignorare consapevolmente una supremazia dello spazio.
Questa rivolta si svolge come un esperimento di pensiero, una piccola despota verso lo spazio onnipresente.Esther Stocker
Il suo lavoro, seguendo alcune delle linee formali di questi movimenti, si basa essenzialmente sulla rappresentazione di superfici reticolate di elementi geometrici correlati tra loro dai loro segmenti, piani e linee.
Trame ridotte al bianco, nero e grigio (eventualmente in combinazione con qualche colore di base), basate su ritmi a scacchi che si ripetono, o con intersezioni e giustapposizioni disposte in sequenzialità.
Molte delle prime opere di Esther Stocker sono dedicate alla pittura, dipinti su tela che, ripetendo gli stessi formati, vengono presentati in serie di tele sotto forma di sequenze: il piccolo frammento di una forma che si sposta progressivamente, un tono cromatico - nero, bianco, grigio - che aumenta o si riduce... e in ognuno di questi dipinti, in ogni serie di essi, lo spettatore percepisce le lievi modifiche dello spazio rappresentato.
In questo interesse per il gioco illusorio dello spazio rappresentato, l'artista sperimenta anche con altri formati. La serie di fotografie o le linee calligrafiche realizzate con nastro adesivo nero applicato direttamente sul bianco del muro con piccole variazioni ritmiche, sono tutti esercizi in cui si ottengono, con il minimo di risorse - nero su bianco, corpo e muro come supporto - un radicale riordino nella percezione dello spazio.
Questo processo di sperimentazione, sempre con il modello della geometria come esercizio massimo di riduzione formale, porta l'artista ad interessarsi all'architettura sempre come una nuova sfida. Dopo alcuni interventi su superfici bidimensionali (in un silo industriale a Innsbruck nel 2001 oppure le pareti divisorie di un edificio pubblico di Graz nel 2003), si verifica un'interessante trasformazione e così nascono lavori in cui non si cerca più la percezione illusoria di uno spazio ma si interviene nello spazio reale per agire in esso e modificarlo.
Le mie opere sono specifiche del luogo in senso paradossale. A volte entro nelle stanze ignorandole. Direi che non bisogna sopravvalutare gli spazi. Vengo molto da un pensiero pittorico e a volte insisto nel considerare tutto come un'immagine.
Metto la mia immaginazione sopra tutto. Guardo anche attraverso le stanze invece di trovarmici dentro. Questo ha anche alcune ragioni esistenziali per me, perché sono consapevole del dominio dello spazio. Quindi mi interessa ignorare la supremazia dello spazio. Questa rivolta si svolge come un esperimento di pensiero.
Graficamente, mi avvicino molto agli elementi dello spazio. Tuttavia, l'immaginazione è sempre più importante per me dello spazio effettivamente esistente. Come segni ed elementi geometrici, i miei lavori mettono in scena il potenziale dello spazio. Per un periodo ho anche voluto replicare qualcosa come le strutture di pensiero.
Esther Stocker
Da questo punto, ogni intervento dell'artista sarà chiaramente predeterminato dalle caratteristiche dello spazio e in ogni nuovo intervento sarà in qualche modo configurato un nuovo spazio.
Nel 2008 Esther Stocker ha fatto un interessante intervento in una delle sale del MUMOK (MuseumModernerKunst Stiftung Ludwig) di Vienna.
Centinaia di doghe nere di diverse altezze che emergono dal soffitto, dal pavimento e dai muri, invitano lo spettatore a partecipare all'esperienza di un nuovo spazio reale, formato da una rete di linee che sembra essere in grado di espandersi all'infinito.
La forma di "geometrizzazione" dello spazio che già caratterizzava la rappresentazione rinascimentale continua a guidare quella dello spazio contemporaneo, anche se la struttura dello spazio ora, come quella della Rete, non è centralizzata ma formata da una rete di elementi non gerarchizzati che può potenzialmente estendersi all'infinito
Un aspetto rivelatore dei lavori di Esther Stocker, lo troviamo nelle fotografie che rimangono come documenti e testimonianze degli spazi in cui l’artista è intervenuta. Esse sembrano immagini di Realtà Aumentata (RA). Con l'aiuto della tecnologia digitale, sovrastampano parti virtuali a un'immagine reale.
Le fotografie che documentano gli interventi di Esther Stocker appaiono come immagini di uno spazio virtuale, come se fossero state manipolate o ritoccate su un computer.
In questo modo, realtà e virtualità si confondono: la realtà diventa apparenza, ottenendo proprio il processo opposto della classica rappresentazione pittorica dello spazio.
Esther Stocker è nata a Schlanders/Silandro in Alto Adige (IT) nel 1973 e ha studiato con Eva Schlegel e Anton Lehmden all'Accademia di Belle Arti di Vienna dal 1994 al 1997. Nel 1996 ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano Altri periodi trascorsi a studiare all'estero includevano l'Art Center College of Design di Pasadena, in California, dal 19999 al 2000, e Chicago dal 2002 al 2003. Tra gli altri premi, Esther Stocker ha ricevuto il Premio Otto Mauer nel 2004, il Premio South Tyrolean Art-for-Architecture nel 2007, il Premio Città di Vienna per le Belle Arti nel 2009 e il Prix Aurélie Nemours nel 2020. Le sue opere sono state esposte in molte mostre personali e collettive internazionali e ha realizzato numerose opere site-specific e progetti d'arte presentati in diversi paesi europei, Stati Uniti, Giappone e Cina. Esther Stocker vive e lavora a Vienna.
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