Alberto Giacometti è uno degli artisti più noti del Novecento per le sue rivoluzionarie sculture filiforme, che invitano lo spettatore a riflettere sul significato dell’essere umano nel mondo moderno. È stato un pioniere nell’esplorazione dei nuovi concetti di Spazio e Tempo nell’ambito della scultura e attraverso le sue innovative opere ha offerto un ritratto profondo e provocatorio dell’uomo contemporaneo, influenzato dall’Esistenzialismo che permeava la società del suo tempo.
Dopo aver frequentato la Scuola di arti e mestieri a Ginevra, si trasferisce a Parigi per intraprendere un corso di scultura, da lui privilegiata rispetto alla pittura. Sono evidenti in questa prima fase le influenze di Brancusi, scultore rumeno tra i più importanti del Novecento, e del Primitivismo dell’arte africana.
Dopo una prima vicinanza al gruppo surrealista, dopo la fine della Seconda guerra mondiale inizia a realizzare le prime figure esili e allungate, esposte per la prima volta nel 1948 in un’importante mostra alla Pierre Matisse Gallery, con un catalogo dove a recensire la sua opera era il noto filosofo Jean-Paul Sartre.
Figura (1956) è una delle sue opere più emblematiche: la statua rappresenta una figura umana, sottile e allungata, che emerge da un piedistallo rettangolare. Giacometti distrugge fisicamente la statua, riducendola a una sagoma filiforme a cui rimangono aderenti pochi residui di bronzo, simili a sgocciolature di cera.
Il bronzo, materiale utilizzato fin dall’antichità per le più importanti sculture, sembra rappresentare non la preziosità, ma bensì una degradazione e un disfacimento della materia.
Ma la vera rivoluzione è nella novità del rapporto tra la Forma e lo Spazio: non è la statua che fa lo spazio, ma lo spazio che disfa la statua. Mentre la forma sembra contrarsi e ridursi sempre di più, lo spazio intorno sembra allargarsi all’infinito.
Lo spazio nelle opere di Giacometti non è più semplice cornice o sfondo, ma elemento attivo e dinamico che si espande oltre i confini materiali dell’oggetto e interagisce con la figura umana.
Non è un caso che questa riflessione avvenga in un periodo tragico come quello delle due Guerre.
Sotto l’influenza dell’Esistenzialismo di Jean - Paul Sartre, le sue sculture raffigurano uomini piccoli e insignificanti rispetto ad una realtà immensamente grande. L’uomo di Giacometti è specchio di un’umanità in balìa degli eventi, fragile e incapace di far fronte a un futuro incontrollabile.
Ma è necessario osservare come i suoi personaggi non scompaiono mai del tutto. Se la figura ridotta a dimensioni minime e esili è simbolo di un’umanità sull’orlo dell’abisso e dilaniata dalla guerra, allo stesso tempo la sua sopravvivenza è sintomo di una presenza ancora tangibile, portatrice di una nobiltà presente anche nella sua tragica decadenza fisica.
L’infinito spazio di Giacometti assorbe dunque quasi tutta la scultura ma la presenza di un nucleo umano, per quanto misero, persiste stoicamente.
Isabella Lustrati
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