16 agosto 2023

Eric Bibb: l’emozione e l’essenza del blues

Country blues is not dead”, e menomale. Eric Bibb, versatile bluesman settantaduenne con una discografia molto ampia alle spalle, non smette di stupire, e il suo nuovo disco Ridin dimostra che, in questo mondo iper veloce e stanco di tutto, la profondità e il messaggio sociale del blues resistono e che questo genere non si è spogliato della sua vera anima.

Origini: la musica nel sangue

La strada della musica per Eric Bibb, nato settantadue anni fa nella versatile New York, era scritta nel destino, o per meglio dire, nell’anima.
Il padre, Leon Bibb, era un cantante folk di pregiata fattura, mentre lo zio, John Lewis, era membro del famosissimo Modern Jazz Quartet, abilissimi a sperimentare diverse forme musicali, passando dal bebop al cool jazz.
Fin da piccolo Eric si innamora della chitarra e la suona continuamente, diventa la sua principale ossessione.
Inizia a suonare la chitarra con la Negro ensamble company, ma è l’incontro parigino con il chitarrista Mickey Baker che lo convince a dedicarsi definitivamente alla chitarra blues.
Bibb si trasferisce negli anni ‘70 a Stoccolma, dove studia appassionatamente il blues antecedente alla Guerra e apprende l’arte, assorbendo l’emozionalità e intensità del genere come una spugna.
Il suo primo lavoro, concluso nel 1972, si intitola Ain’t It Grand ed è un folk intrigante, ricco di contaminazioni culturali.

Una discografia lunghissima e un’evoluzione continua

La discografia del musicista newyorkese è molto ricca e consta di quasi 40 album nell’arco di 50 anni di carriera.
Nell’arco della sua lunga vita musicale ha collaborato con vari artisti, come Cindy Peeters, cantante gospel conosciuta in Svezia, con cui lavora a Olikalikadant (1978) e per A collection of Cyndee Peters and Eric Bibb (1993).
Lavora più volte con Bert Deibert, mandolinista blues trapiantato in Svezia, agli album April fools (1979), River road (1980) e Hello stranger (1983).
La collaborazione più emozionante è quella con suo padre Leon, con cui firma A family affair nel 2002 e Praising Peace:A Tribute to Paul Robeson nel 2006.


L’attenzione ai diritti degli afroamericani e i temi sociali

La scrittura di Bibb è permeata dall’attenzione verso i più deboli, gli emarginati sociali e particolarmente incentrata sui soprusi che gli afroamericani hanno subito e continuano a subire negli Stati Uniti d’America.
Bibb riesce a esprimere questi temi difficili, accompagnandoli perfettamente con un’atmosfera rurale, sempre presente nelle sue canzoni, mantenendo vive così le sue poliedriche radici culturali.
La voce calda, accompagnata dalla chitarra blues e l’atmosfera di campagna, riescono ad esprimere, come meglio non si poteva, il messaggio di fondo della discografia del bluesman afroamericano, che si è sempre lasciato contaminare positivamente dalle diverse culture che ha incontrato nel suo lungo cammino.

Dear America(2021): un monito alla società moderna

Il disco che ha fatto uscire nel 2021, Dear America, è un’osservazione critica di ciò che è l’America oggi, vista da un musicista trasferitosi in Svezia negli anni ‘70, ma che ha tenuto sempre gli occhi aperti sulla sua terra natia e sulla condizione degli afroamericani.
Il messaggio che vuole trasmettere è arricchito dai numerosi duetti, in cui la musica è affiancata da temi politici e sociali.


In Born of a Woman, la tematica della violenza di genere è sviscerata attraverso la meravigliosa voce gospel di Shaneeka Simon.
Il contrabbassista Ron Carter interviene magistralmente nella tela arpeggiata costruita da Bibb in Whole Lotta Lovin e nell’emozionante Emmett’s Ghost.
La copertina è iconica, il bluesman ha su una mano l’inseparabile chitarra, ormai prolungamento inanimato del suo arto, e sull’altra la bandiera americana.
Lo sfondo è quello di una campagna, per mantenere la continuità con il senso del “rurale”, sempre trasmesso dalla scrittura e dalla musica di Eric, fin dagli esordi.
Il disco è un trionfo della black-music del delta del Mississippi.

Il pizzicato di Bibb è così caldo e intenso, da far vibrare ed emozionare anche l’anima dell’ascoltatore.
Struggente il duetto con Lisa Mille in One-Ness of love, con un romanticismo d’altri tempi.
Emmett’s Ghost è in assoluto la storia più emozionante, nella quale Bibb parla della terribile storia di Emmett Till, ragazzo afroamericano che fu barbaramente assassinato per motivi razziali, nella città di Money, Mississippi.
Le due parti di Talkin’ Bout a Train rappresentano il blues al suo meglio, con il connubio eccezionale tra chitarra e voce graffiante, magistralmente elaborato.

Ridin(2023): l’importanza del ricordo e della consapevolezza

Ed eccoci all’ultimo lavoro di Eric Bibb, Ridin, pubblicato nell’aprile del 2023.
Il disco è la somma di tutto quello che è Bibb, delle esperienze che ha vissuto e delle persone che ha incontrato nel meraviglioso percorso della vita.
Il bluesman, ancora una volta, dà l’impressione di essere una persona aperta a tutte le contaminazioni artistiche e umane possibili e soprattutto priva di pregiudizi.
Il messaggio sociale è sempre molto forte, a partire dalla scelta della copertina del disco, rappresentante l’artista a cavallo; Bibb è stato ispirato dal celebre quadro di Eastman Johnson, A Ride for Liberty- The Fugitive Slaves, in cui il pittore raffigura una famiglia a cavallo in fuga dalla schiavitù, durante la terribile Guerra Civile.


Ridin, la traccia che dà il nome al disco, è il vero manifesto del pensiero del cantante americano.
Don’t miss this chance to face and understand the past, ‘cause the truth will set you free”, mette in campo un concetto fondamentale, ovvero la necessità di affrontare e capire il passato, perché solamente la verità rende liberi.
Bibb ci conduce in un dolorosissimo e struggente percorso attraverso diverse stragi razziali contro la popolazione afroamericana, per non dimenticare mai il tremendo periodo della segregazione razziale.
Prima fermata del “treno della memoria” è infatti Rosewood, cittadina della Florida nella quale, nel 1923, ci fu un massacro, scaturito da una falsa accusa di stupro, che portò alla morte di 8 afroamericani e alla distruzione del villaggio.
Bibb rievoca poi le marce da Selma a Montgomery, che furono marce di protesta del 1965, nate a partire dai movimenti per il diritto al voto a Selma, in Alabama.
Viene ricordato, come nell’album precedente, la terribile uccisione di Emmett Till, avvenuta in Mississippi.
Il riassunto del messaggio del brano sta nell’iconica e imperitura frase che Fabrizio De Andrè espresse perfettamente nella Canzone del Maggio, ovvero: “Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”, ed è un messaggio fortissimo.


In Blues Funky Like Dat, intervengono magistralmente Jontavious Willis e il mentore Taj Mahal, esperto musicista con influenze blues e richiami africani e caraibici.
La meravigliosa ballata con riferimenti soul e gospel “Free”, vede la riuscitissima collaborazione con Habib Koité, cantautore maliano, che ammalia con la sua voce, ricchissima di sfumature del variegato mondo africano.
Russell Malone, chitarrista jazz, accompagna Bibb nella profonda The Ballad of John Howard Griffin, dedicata al giornalista John Howard Griffin, che combatté sempre, anche in prima persona, per l’uguaglianza.
In Tulsa Town viene ricordato il terribile massacro razziale del 1921 a Tulsa, in Oklahoma, nel quale 1200 case furono date alle fiamme e 300 persone uccise.

Il disco consta di 15 tracce di superba fattura, che rappresentano la sintesi perfetta della carriera e dei temi sempre cari a Eric Bibb, che ancora una volta riesce a esprimere con efficacia, emozione e trasporto un messaggio di fratellanza, pace, solidarietà e uguaglianza.

Davide Rossit

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