15 settembre 2023

Come gli angloamericani hanno favorito l’ascesa del nazismo


L’ascesa del nazismo e il conseguente scoppio della seconda guerra mondiale sono solitamente descritti come il risultato di errori politici e sottovalutazioni da parte dei governi e di istituzioni internazionali, nonché l’inevitabile sviluppo all’ascesa dei totalitarismi. Conseguentemente si afferma che tali eventi tragici non potevano essere previsti. Tuttavia seguendo la cronologia degli eventi storici che hanno preceduto la seconda guerra mondiale, emergono parecchie incongruenze che solitamente nei libri di storia vengono sottaciute o semplicemente sottovalutate. Unendo i puntini di tutti questi elementi l’economista politico Guido Giacomo Preparata nel suo libro Conjuring Hitler ci racconta una prospettiva a dir poco inquietante.
Nella sua ricostruzione storica la straordinaria ascesa al potere di Hitler, non avvenne semplicemente perché vinse le elezioni per il fallimento della Repubblica di Weimar. L’avvento del nazismo fu invece preparato favorendo il terreno sociale e storico, agevolandolo politicamente e elargendo finanziamenti da parte delle élite britanniche e americane. Questo imbarazzante ruolo giocato dalle due potenze occidentali svelerebbe una sorprendente storia di interessi geopolitici all'inizio del XX secolo.


La Grande guerra e la nascita dell’Unione sovietica

Le vicende cominciano durante il primo conflitto mondiale, con la Germania che nel 1915 si trova impegnata su due fronti: quello Occidentale con la Francia e quello Orientale con la Russia. Com’è noto quella guerra comportò un lungo logoramento degli eserciti, con una stasi di mesi che non produsse evidenti mutamenti sui fronti di battaglia. Fu in questo contesto che emerse la torbida figura di Aleksandr L'vovič Parvus, un ebreo russo che in quell’epoca faceva da intermediario fornendo armi al governo dei Giovani Turchi. Fu il suo ingresso in scena a cambiare totalmente le sorti del conflitto.

Parvus
Aleksandr L'vovič Parvus

Questi si presentò presso l’ambasciata tedesca prospettando la possibilità di sbarazzarsi dell’avversario orientale attraverso il finanziamento di gruppi rivoluzionari bolscevichi russi in esilio, con lo scopo di giungere a un cambio di governo attraverso una rivoluzione. La figura più carismatica per arrivare a ciò era Vladimir Il'ič Ul'janov detto Lenin. Tra le idee di Lenin e dei bolscevichi, infatti, c’era il pacifismo e la necessità di far uscire la Russia dal conflitto il prima possibile. Il piano convinse i tedeschi, ma per poterlo attuare Lenin, che allora che viveva in Svizzera, andava convinto sull’opportunità di recarsi in Russia attraversando proprio il nemico tedesco. C’è da dire che Lenin non si fidava e non stimava minimamente Parvus, tuttavia seppe cogliere l’opportunità rivoluzionaria. Così assieme a un gruppo di esuli politici russi si mise in viaggio su di un treno piombato nell’aprile del 1917 tramite un permesso speciale del governo tedesco. Il lungo viaggio lo condusse a San Pietroburgo dove promosse una serie di agitazioni nel luglio del 1917, aumentando la pressione sul governo finché in ottobre venne conquistato il Palazzo d’Inverno e la rivoluzione si compì.
Proprio come prospettato il nuovo governo bolscevico firmò la pace di Brest-Litovsk il 3 marzo 1918 accettando tuttavia di perdere la Finlandia, la Polonia, l’Ucraina e i paesi Baltici.


Ma la rivoluzione di ottobre e le umilianti condizioni della pace non vennero accettate da tutta la popolazione scatenando in breve tempo la guerra civile russa tra i rossi (i bolscevichi) e i bianchi (gli zaristi). La sanguinosa guerra civile, che verrà raccontata nelle memorabili pagine del Dottor Zivago si prostrasse per anni in tutto lo sterminato territorio russo. Per contrastare i bolscevichi l’Occidente schierò sul territorio russo dei veri e propri eserciti. La ragione di tale interessamento occidentale nelle sorti russe era legato alle pericolose idee che essi professavano, idee di comunismo che minacciavano gli interessi capitalistici delle élite liberali, già danneggiate da scioperi, rivendicazioni e rivolte nel corso degli anni. E adesso la nascita di una nazione comunista aumentava grandemente il rischio di un contagio rivoluzionario. Così da Vladivostok sbarcarono truppe italiane, statunitensi, giapponesi, canadesi, inglesi e francesi in pieno appoggio logistico alle truppe dei Bianchi. La guerra si protrasse fino al 1922 senza tuttavia riuscire a ottenere i risultati sperati, dato che venne proclamata la nascita del primo stato socialista della storia, l’Unione Sovietica, il 30 dicembre 1922 sotto la guida di Lenin.

La Germania viene sconfitta e umiliata

Nonostante il successo del piano tedesco di far fuori un avversario come la Russia, la Germania venne comunque sconfitta sul campo e nel 1918 ottenne un armistizio da cui scaturì la firma del Trattato di Versailles. Con questo trattato però si ratificavano delle condizioni davvero umilianti per il paese. Il Reich infatti perdeva tutte le colonie, cedendo porzioni di territorio come l’Alsazia e la Lorena alla Francia, una porzione di territorio alla Danimarca, al Belgio e alla Lituania, nonché parti della Prussia occidentale e della Slesia alla Polonia che acquisiva la città di Danzica. Inoltre vennero imposte restrizioni militari sulle dimensioni dell’esercito e degli equipaggiamenti e infine venne stabilito il pagamento di un’ingente riparazione di guerra di 6.600.000.000 di sterline. Per non parlare del fatto che l'ex imperatore Guglielmo II veniva messo in stato d'accusa di fronte a un tribunale internazionale: "per offesa suprema alla morale internazionale". La stipula di questo trattato avvenne senza la firma della Russia che venne isolata a fronte della sua mutata posizione politica, mentre le nazioni sconfitte come la Germania vennero chiamate in causa solo all’atto della firma.

Rappresentazione della riparazioni di guerra tedesche


Nel corso delle trattative tra i paesi più oltranzisti c’era la Francia che spingeva per una vera e propria umiliazione dell’ex nemico, su cui bruciava ancora la capitolazione del 1871 ad opera dei prussiani. Ma anche l’Inghilterra fece la sua parte approfittando dell’occasione per farsi pagare dalla Germania i debiti accumulati negli anni nei confronti degli Stati Uniti. All’opposto il presidente Statunitense Wilson sperava di ottenere posizioni più equilibrate, ma ne venne fuori un accordo irricevibile per qualsiasi nazione. L’economista John Maynard Keynes, che faceva parte della delegazione inglese a Versailles, si dimise dall’incarico perché in totale disaccordo con le posizioni dei paesi vincitori. Le sue considerazioni ebbero molto seguito negli anni avvenire grazie al saggio del 1919 Le conseguenze economiche della pace dove accusava le nazioni di aver perseguito un mero calcolo politico senza prospettive di sviluppo economico e sociale. Egli scrisse infatti di ritenere che:

la campagna per assicurare alla Germania i costi generali della guerra fosse uno dei più gravi atti di insensatezza politica di cui i nostri statisti siano mai stati responsabili.

per questa ragione egli definì il trattato una “pace cartaginese” per cui le riparazioni "superano la capacità di pagamento della Germania". Dello stesso avviso era l’economista Thorstein Veblen, anch’egli convinto che le condizioni del trattato fossero semplicemente umilianti per la Germania e che avrebbe semplicemente fomentato estremismi e forme di revanscismo.
A riprova della veridicità di queste posizioni nel 1921 vennero assassinati Matthias Erzberger il politico che aveva firmato il trattato per la Germania e l’anno successivo Walther Rathenau il ministro degli esteri del governo di Weimar che si era impegnato a pagare le riparazioni di guerra alla Francia. Questo fu il clima che si diffuse all’indomani della resa definita in Germania come Dolchstoßlegende traducibile come “pugnalata alle spalle”. Questo sentimento assai diffuso tra la gente comune ma soprattutto negli ambienti nazionalisti, rivolgeva tutte le colpe della disfatta ai politici della neonata repubblica e al disfattismo dei partiti di sinistra durante la guerra. Questi ultimi invece puntavano il dito sulla gestione fallimentare dei militari.

La pugnalata alle spalle nella propaganda tedesca

Le riparazioni di guerra

Gli anni del dopoguerra furono per la Repubblica di Weimar davvero drammatici. Violenti scontri politici tra fazioni di destra e sinistra, tra fautori di un ritorno all’impero e rivoluzionari come Rosa Luxemburg che aspiravano a una repubblica socialista. Nel frattempo la situazione economica peggiorava, con rivolte e scioperi che paralizzavano il paese, mentre cresceva il problema della grande massa di denaro in circolazione che provocò inevitabilmente un vertiginoso aumento dei prezzi e una conseguente iperinflazione di oltre il 600% l’anno. Tale stato di cose determinò nel 1923 la dichiarazione da parte della Germania di non riuscire a ripagare le spese di guerra: le previsioni di Keynes si erano avverate.

Folla in una panetteria di Berlino

Come reazione alla dichiarazione di insolvenza la Francia e il Belgio occuparono militarmente i territori della Ruhr. Questa occupazione non solo aggravò la crisi economica della Germania ma produsse una forma di resistenza civile nei territori che provocò 130 morti. La crisi si risolse con la presentazione del piano Dawes. Il piano prendeva il nome dal banchiere e politico statunitense Charles Dawes, e prevedeva il pagamento da parte della Germania attraverso rate crescenti consentendo tra l’altro agli Stati Uniti di esportare in Europa merci e capitali in eccedenza. Con questa mossa si evidenzia tutto il cinico opportunismo degli americani che riuscirono così a ingabbiare l’economia tedesca a quella americana, ottenendo nel contempo il rilancio dell’economia europea di nuovo in grado di pagare i debiti al governo di Washington.

Prima pagina del Chicago Daily Tribune del 6 marzo 1923, che annuncia che le truppe francesi hanno ucciso 5 resistenti tedeschi


Tuttavia anche questo piano aveva dei limiti che emersero nel 1929 quando la questione tornerà nuovamente sul tavolo con la firma del piano Young. In questo modo le riparazioni venivano alleggerite, passando da 132 miliardi a 50 miliardi di marchi d’oro, oltre a una serie di dilazioni che avrebbero rimesso la Germania nelle condizioni di proseguire con i pagamenti. È interessante notare come questo piano fosse stato finanziato da un consorzio di banche d'affari americane coordinate dal famoso banchiere J. P. Morgan.

La Germania si riprende

Nel frattempo la Germania nel 1922 a Rapallo firmò un trattato che ripristinava i rapporti di amicizia con l’Unione Sovietica attraverso la rinuncia reciproca a rivendicazioni territoriali o finanziarie. La firma era importante per entrambe le nazioni alla ricerca di collaborazioni, essendo isolate dalle nazioni occidentali per ragioni diverse. Tra le pieghe di questo trattato sorgeva anche una forma di tacita collaborazione militare in violazione del Trattato di Versailles.
Il clima migliorò ancora quando nel 1926 la Germania venne ammessa nella Società delle Nazioni.

Pochi mesi dopo il piano Young la finanza mondiale è sconvolta dal crollo di Wall Street. Questo evento aggraverà la crisi economica in Germania producendo milioni di disoccupati e una crescente crisi politica.
Nell’ottobre del 1931 Alfred Rosenberg, considerato l’ideologo del nazismo giunge a Londra. Qui incontrerà il direttore del The Times Geoffrey Dawson e l’editore del Daily Express Lord Beaverbrook che diverrà ministro di Churchill. Non sappiamo cosa abbia prodotto quella visita, ma è evidentemente il segnale che in certi ambienti inglesi l’ascesa politica dei nazisti non era vista con diffidenza.
Nel frattempo il mutato scenario economico mondiale costringe gli alleati a rivedere le richieste di riparazione, finché nella conferenza di Losanna del 1932 si opta per l’annullamento quasi totale delle somme richieste. L’anno successivo salirà al potere Hitler il quale ribadirà il fatto che la Germania non avrebbe pagato ulteriori somme di riparazione di guerra.


Nel novembre del 1937 Edward Wood, I conte di Halifax già viceré in India ai tempi delle marce del sale di Gandhi e prossimo Segretario di Stato per gli affari esteri del Regno Unito, venne invitato da Hermann Göring in Germania. Il senso di quell’incontro fu di sostanziale accettazione delle richieste tedesche su Danzica, l’Austria e la Cecoslovacchia, purché ottenute senza scatenare una guerra. I frutti di questa politica di concessioni si concretizzò dapprima nell’Anschluss avvenuto nel marzo del 1938, con cui la Germania annetteva l’Austria senza provocare grandi reazioni politiche, salvo una formale nota di protesta inglese.

Il conte di Halifax e Hermann Göring il 20 novembre 1937

Tentando di scongiurare una guerra tra nazioni, nel settembre 1938 alla conferenza di Monaco Inghilterra e Francia, con il sostegno dell’Italia concessero la conquista della Cecoslovacchia da parte della Germania con la scusa della questione dei sudeti. L’accordo in realtà fu una vera e propria spartizione del paese con la Polonia e l’Ungheria. A riprova del fatto che tale mossa non disturbasse gli inglesi, nel 1939 la Bank of England consegnò alla Reichsbank l’equivalente di 6 milioni di sterline in lingotti oro di proprietà della Cecoslovacchia (un furto autorizzato), aiutando a sua volta anche a venderli. Questa operazione fu favorita dal fatto che Hjalmar Schacht, il banchiere del Reich che partecipò all'elaborazione del piano Dawes ed al piano Young, fosse un buon amico di Montagu Norman il banchiere centrale d’Inghilterra. I loro rapporti famigliari erano talmente stretti da diventare il padrino di uno dei nipoti del banchiere tedesco. Bisogna anche aggiungere che è indubbio il fatto che una tale operazione fosse possibile attraverso il tacito assenso del primo ministro Inglese Chamberlain. La ragione di tutte queste concessioni secondo Preparata, aveva lo scopo di favorire la preparazione dell’operazione Barbarossa contro l’Unione Sovietica. Nei piani segreti dei nazisti infatti si preparava lo scontro con l’Armata Rossa, grazie all’intensa operazione di spionaggio del capitano Frederick William Winterbotham, infiltratosi tra i nazisti. Lo stesso che avrà poi anche un ruolo nel gruppo di Bletchley Park che decripterà Enigma, il famoso codice tedesco.

Il duca e la duchessa incontrano Hitler nel 1937

Nello stesso periodo farà scalpore il comportamento ambiguo del re Edoardo VIII che siederà sul trono Britannico poco più di un anno, decidendo alla fine di abdicare per poter sposare in seconde nozze Wallis Warfield. Divenuto quindi duca di Windsor nel 1937 assieme alla nuova consorte, venne ricevuto da Hitler presso il rifugio alpino nelle Alpi bavaresi. Queste simpatie ad alto livello creeranno scandalo in patria, costringendo l’ex monarca ad accettare il ruolo governatore delle Bahamas, uscendo così di scena.

La seconda guerra mondiale

Il 1° settembre 1939 inizia la seconda guerra mondiale con la conquista tedesca della Polonia. Segue la rapida avanzata nazista e una fin troppo tiepida risposta militare anglo-francese. La Germania infatti in quella prima fase si disinteressò del fronte occidentale, tanto che quel periodo viene ricordato storicamente come la guerra strana. Allora la popolazione inglese sembrava non avere ancora chiaro quale nemico avessero davanti. Il 30 aprile 1940, quando la Germania aveva già intrapreso la conquista della Danimarca e della Norvegia e le truppe inglesi avevano cominciato le operazioni militari a sostegno di quest’ultima nazione, un bombardiere tedesco Heinkel 111 si schiantò a Clacton-on-Sea nell'Essex, determinando la morte del suo equipaggio e ferendo 160 persone a terra. L'equipaggio venne sepolto nel cimitero locale con l’ambiguo supporto della Royal Air Force, mentre sulle bare vennero esposte ghirlande con messaggi di cordoglio.

A fronte dell’espansionismo militare nazista il politico e giornalista conservatore Leopold Amery suggerì a Kingsley Wood l’allora Segretario di Stato per l'aeronautica, di cominciare a bombardare la Foresta Nera con bombe incendiarie per bruciare i depositi di munizioni. Ma questi incredibilmente rispose che la foresta era "proprietà privata" e che pertanto non poteva essere bombardata, e nemmeno le fabbriche di armi poiché i tedeschi avrebbero potuto fare lo stesso. Tra le stranezze di quel primo periodo di guerra si potrebbe annoverare anche la famosa battaglia di Dunkerque, dove incredibilmente Hitler consentì agli inglesi di ritirare le proprie truppe prima che avesse inizio la battaglia d’Inghilterra con i bombardamenti su Londra, un episodio totalmente incomprensibile agli storici.
Ci sono poi le sconvolgenti dichiarazioni del comandante militare tedesco Alfred Jodl che al processo di Norimberga affermò:

se non siamo crollati già nell'anno 1939 ciò è dovuto solo al fatto che durante la campagna di Polonia, le circa 110 divisioni francesi e britanniche in Occidente furono tenute completamente inattive contro le 23 divisioni tedesche.

Mentre il generale della Wehrmacht Siegfried Westphal disse che se i francesi avessero attaccato in forze nel settembre 1939 l'esercito tedesco "avrebbe potuto resistere solo per una o due settimane".

L'aereo di Hess precipitato

Il 10 maggio 1941, un mese e mezzo prima dell’avvio dell’Operazione Barbarossa, Rudolf Hess già vice di Hitler, ma allora semplicemente parte della cerchia di comando della Germania nazista, atterrò misteriosamente in Scozia. Tutto faceva pensare a una missione segreta, o forse un atto personale volto a cercare di raggiungere la pace con l’Inghilterra prendendo contatto con il duca di Hamilton. Questi infatti era una vecchia conoscenza tedesca perché nel 1936 durante le Olimpiadi di Berlino fu ospitato dall’ambasciatore von Ribbentrop (colui che da ministro degli Esteri nel 1939 firmerà il famoso Patto Molotov-Ribbentrop) e invitato da Hermann Göring a visitare le strutture della Luftwaffe a causa del suo interesse nel settore dell'aviazione. La missione di Hess non giunse a nulla, mentre in patria Hitler lo definì “un pazzo” e in Inghilterra non gli fu dato credito, considerando l’atto come individuale. Ad ogni modo questo gesto a tutt’oggi rimane un mistero per l’assenza di documentazione atta a chiarire il vero ruolo di quest’uomo. Egli rimase per il resto della sua vita in prigione, mantenendo una serie di problemi di salute fisica e mentale, rifiutandosi per 28 anni di incontrare sua moglie. Nel 1987, alla veneranda era di 93 anni si suicidò impiccandosi, anche se alcuni sospettano un assassinio da parte dei servizi segreti inglesi.

Soldato sovietico in azione

Il 18 luglio 1941 Stalin chiese a Churchill un intervento in Europa occidentale (nel nord della Francia e in Norvegia) per impegnare parte delle armate naziste allora ampiamente dispiegate sul fronte russo e in rapida avanzata in direzione di Leningrado. Dopo aver già conquistato Minsk e Smolensk puntavano a Mosca, mentre sul versante sud erano già entrati in Ucraina. A questa richiesta Churchill accampò delle scuse, affermando di non essere pronti ad un attacco massiccio.
Nell’aprile del 1942 il generale americano Marshall era a Londra per discutere di un eventuale piano di sbarco sul continente, ma Churchill sembrava essere riluttante. Nel gennaio 1943 a Casablanca gli americani pressarono nuovamente sugli inglesi per agire, senza un nulla di fatto. Per giungere ad un intervento che si possa considerare davvero incisivo si dovette attendere il luglio 1943 con lo sbarco in Sicilia e la lenta avanzata sullo stivale, quando già i sovietici erano riusciti a sconfiggere da soli i tedeschi a Stalingrado, avviando così l’inarrestabile controffensiva che li condurrà a Berlino. Sicché la vera svolta per gli alleati sarebbe arrivata solo il 6 giugno 1944 con il D-day.

Soldati della 50ª Divisione britannica sbarcano sulla spiaggia Gold

Gli investimenti americani in Germania

La presenza dei nazisti al potere favorirà inevitabilmente gli investimenti del grande capitale, grazie all’azzeramento degli scioperi e dei disordini sociali, e quindi delle rivendicazioni degli anni precedenti. In questo periodo le industrie tedesche si espandono portando la nazione a diventare la seconda nazione più industrializzata al mondo, ma sotto un capillare controllo della grande finanza americana.
Secondo l’economista e giornalista russo Nikolay Inozemtsev, circa 60 fabbriche sul suolo tedesco erano di proprietà degli americani. Per quanto possa apparire assurdo le aziende americane riuscirono a incassare lauti guadagni dal riarmo tedesco. Nell’anno del bombardamento di Pearl Harbour (1941) il volume degli investimenti americani in Germania raggiungeva i 475 milioni di dollari, la Standard Oil 120 milioni di dollari, la General Motors 35 milioni di dollari, la ITT 30 milioni e la Ford 17,5 milioni di dollari. Un’indagine del Senato americano conclusasi nel 1940 riferirà che gli industriali americani fornirono alla Germania moltissimi brevetti con il tacito assenso dello stesso governo americano. E si può tranquillamente affermare che i bombardieri Stukas tedeschi vennero costruiti con pezzi di tecnologia sviluppata a Detroit.


Nel 1929 gli americani iniziano a creare estese forme di collaborazione con parecchie aziende. La IG Farben nacque nel 1925 dalla fusione dei più grandi gruppi chimici e farmaceutici del mondo: BASF, Bayer, Hoechst, Agfa e altri. Per questa ragione la American IG Chemical Corporation con sede a New York, fece un accordo che le permetteva di utilizzare molti dei brevetti tedeschi in America aumentando così le proprie quote di mercato interno in cambio della cessione alla I.G. Farben del 2% del suo capitale. La IG Farben diventerà tristemente famosa per la produzione del Zyklon B utilizzato per sterminare gli ebrei e per aver utilizzato manodopera in forma di schiavitù durante la guerra. Ma non solo, la IG Farben aveva il monopolio per la produzione di combustibili sintetici ottenuti dalla gassificazione del carbone con brevetti tedeschi. I combustibili sintetici verranno ampiamente utilizzati dai tedeschi, essendo privi di giacimenti di petrolio e organizzati per mantenere un’alta produzione di carburante durante tutta la guerra.
Cooperò con la IG Farben anche la Standard Oil di proprietà dei Rockefeller fino al 1941 (a guerra in corso) quando venne accusata di tradimento da parte del presidente USA Harry Truman.



L’economista Owen D. Young, che all’epoca era membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Rockefeller, è noto per il piano sottoscritto nel 1929 con la Germania che porta proprio il suo nome. Ed è proprio grazie a quell’accordo che anche la General Electric potè acquisire circa il 30% della AEG e di entrare così a far parte del consiglio di amministrazione. La AEG in questo modo riceverà circa 35 milioni $ di prestiti che contribuiranno all’espansione della società. La General Electric acquisirà il controllo anche della radio tedesca, della ITT company nonché della Siemens.

La General Motors acquisisce la Opel e la Volkswagen il cui proprietario è Henry Ford strenuo ammiratore del führer e della politica nazista, insignito nel 1938 della più alta onorificenza per uno straniero, la Gran Croce del Supremo Ordine dell'Aquila Tedesca. È noto infatti il fatto che Ford fosse antisemita e che avesse espresso molte delle sue teorie in un suo libro che tanto affascinò Hitler, tanto da citarlo poi nel Mein kampf. Ford oltre ad avere avuto floridi rapporti commerciali con i nazisti sostenne economicamente il partito di Hitler. Lo scoppio della guerra apparentemente comportò un distacco della Ford dalla Germania, tuttavia quando nel 1944 gli americani sbarcarono in Europa a seguito del D-day scoprirono come diversi veicoli corazzati tedeschi montavano motori Ford. Sin dal 1942 infatti, il 33% degli automezzi della Wermacht venivano prodotti da stabilimenti di proprietà della Ford. Il peso economico e tecnologico dell’azienda fu tale che il capo degli armamenti nazisti, l’architetto Albert Speer affermò che la Germania non avrebbe potuto tentare la guerra lampo contro la Polonia del settembre 1939 senza la tecnologia fornita da Alfred P. Sloan (capo della GM) e dalla General Motors stessa.

Anche il settore finanziario entrò nelle mire espansionistiche degli americani. La Deutsche Bank, la Dresdner Bank e la Donat Bank erano controllate infatti da società Statunitensi. La Union Banking Corporation di Prescott Bush, padre dell’ex presidente George Bush e nonno di George W. Bush entrò nei mercati finanziari tedeschi. Prescott infatti entrò in affari con Fritz Thyssen, proprietario della famosa industria dell’acciaio e uno dei primi sostenitori di Hitler, che a onore della cronaca con lo scoppio della guerra nel 1939 venne perseguitato dai nazisti per la sua contrarierà alla guerra. Tuttavia nel primo periodo fu tra i finanziatori del partito assieme ad altre ingenti somme provenienti dall’estero. Gli affari di Prescott Bush e della sua società proseguiranno, finché a seguito dello scoppio della guerra contro la Germania e il Giappone (all’indomani dell’attacco di Pearl Harbour) il presidente Roosevelt firma il Trading with the Enemy Act che di fatto bloccherà tutte le aziende che ancora mantenevano rapporti commerciali con la Germania. È importante dire che l’America entrerà in guerra alla fine del 1941, quando l’Europa occidentale e settentrionale erano già sotto occupazione nazista. Ciò significa che alle società americane non disturbava affatto mantenere gli affari con una nazione nemica che avrebbe voluto conquistare il mondo.


La Coca Cola giunge in Germania nel 1929. Nel 1936 fu uno degli sponsor delle Olimpiadi di Berlino e mantenne la sua produzione nel paese fino al 1941 quando intervenne la legge americana per fermare ogni sua attività. A seguito di questo blocco un chimico tedesco che lavorava per la Coca Cola inventa una bevanda sostitutiva, la Fanta.

Della cordata di aziende che investì in Germania c’era anche la IBM il cui presidente Thomas J. Watson mostrava simpatie per il nazismo ricevendo, proprio come Henry Ford, la Croce dell'Aquila Tedesca, che restituì nel 1940 a causa dell’ingresso in guerra della Germania. Tuttavia la società controllata della IBM operante in Germania, la Dehomag non smise mai di fornire macchine perforatrici al governo tedesco. Queste macchine erano le antesignane dei moderni computer, in grado di gestire archivi e grazie ad esse resero il lavoro delle SS abbastanza agevole nello scovare gli ebrei da portare nei lager. Anche in questo caso il ruolo della compagnia con sede a New York fu parecchio ambiguo e ben propenso a ottenere guadagni seppur con una motivazione eticamente inaccettabile.

Infine la ITT Corporation che lavorava in Germania acquisì il 25% della Focke-Wulf, una società aeronautica che produceva veicoli civili ma soprattutto militari per la Luftwaffe. La società finanziò le SS per ottenere dei favori economici che non cessarono neanche a guerra scoppiata, mentre il fondatore della società Sosthenes Behn incontrò persino Hitler nel 1933. Oltre agli aerei la ITT fornì tecnologia utilizzata dalla Wermacht durante la guerra. E nel dopoguerra la società riuscì persino ad ottenere delle compensazioni per i danni provocati dai bombardamenti degli alleati.

Anche l’industria cinematografica di Hollywood farà buoni affari con la Germania. È noto il fatto che Hitler apprezzava le pellicole americane, in particolare Greta Garbo, Stanlio e Ollio e i cartoni animati di Topolino. Dal 1932, cioè poco prima dell'avvento del nazismo, le case produttrici di film classificati come anti-tedeschi potevano subire una censura o il divieto di proiezione, per questa ragione molte pellicole vennero adattate alle esigenze legislative tedesche.


E’ interessante notare come molti produttori americani fossero di origine ebraica e anche negli anni più neri dell’antisemitismo nazista mantennero una stretta collaborazione. Nel libro The Collaboration dello storico americano Ben Urwand, si scopre che l'ufficio berlinese della Twentieth Century-Fox terminava le sue lettere del 1938 al governo tedesco con un «Heil Hitler»; o che la Metro Golden Mayer, non potendo incassare gli utili a causa delle sanzioni investiva in società di armamenti.

Conclusioni

Tutti gli elementi suesposti rafforzano la tesi di Preparata, evidenziando come si fosse dapprima creato il terreno più adatto affinché in Germania si diffondesse un clima di revanscismo, per poi fruttarlo con Hitler al potere. L’aver poi tacitamente concesso il riarmo tedesco attraverso una colpevole sottovalutazione di ciò che accadeva nel paese, ha consentito in pochi anni di passare dal peso della sconfitta all’energica rivendicazione di territori. Ma tutto ciò aveva una ragione fondamentale, far scatenare il potenziale bellico nazista contro il bolscevismo russo. Questo scontro aveva lo scopo di liberarsi finalmente dell’odiosa nazione comunista dopo il mancato rovesciamento durante la guerra civile. Ma c’è di più. L’interesse angloamericano evidenzia il noto problema geopolitico della Germania. Ossia quello di una nazione capacissima industrialmente ed economicamente, in grado di dominare potenzialmente il continente europeo. Se a queste caratteristiche si uniscono le materie prime della Russia attraverso una possibile alleanza, il dominio sul continente euroasiatico avrebbe indubbiamente estromesso i primi. In fondo la Germania era apparentemente libera di muovere le sue pedine sullo scacchiere internazionale in quanto il vantaggio economico e militare era sempre stato nelle disponibilità angloamericane. In questo modo si spiegano i contatti con gli inglesi mesi prima di fare dei passi politici importanti. Sicché quando l’obiettivo venne raggiunto, o forse dovremmo dire che venne mancato a causa della controffensiva sovietica, il potenziale militare angloamericano scioglie le riserve e sbarca finalmente in Europa per fermare la guerra.

Di certo le possibili ragioni per favorire un conflitto mondiale non si fermano solamente alla lotta contro il bolscevismo o a motivazioni di carattere geopolitico, perché anche il grande capitale che influenza le nazioni trae giovamento sia dall’economia di guerra che dalla successiva ricostruzione. Il tema a questo punto diventa molto più complesso, noi ci siamo limitati a esporre l’aspetto più imbarazzante da sottolineare: il ruolo ambiguo degli angloamericani in tutta questa drammatica storia.

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