Negli anni il dialogo tra arti differenti ha trovato sovente concretezza nelle opere di personalità eclettiche che, nel corso della loro vita, per passione o per lavoro, hanno abbracciato e conosciuto diverse forme d’arte, realizzando progetti che sono entrati nella storia della cultura. È il caso di Man Ray, artista completo che nella sua carriera ha spaziato dalla pittura alla fotografia passando per il cinema, lasciando un’impronta chiara e inconfondibile.
Marcel Duchamp |
È lo stesso artista che ha più volte fatto delle dichiarazioni sul rapporto tra pittura e fotografia, raccolte nel volume postumo Man Ray. Tutti gli scritti del 1981. In una di queste, Man Ray afferma:
Sono stato molto fortunato a cominciare la mia carriera come pittore. Quando mi sono trovato per la prima volta davanti a una macchina fotografica, ero quanto mai intimidito. Così decisi di indagare. Ma ho conservato il modo di fare del pittore fino al punto di essere accusato di cercare di far apparire una fotografia come fosse un quadro. Non ho dovuto cercare, era andata così a causa della mia preparazione e delle mie basi. Molti anni fa avevo concepito l'idea di fare un quadro che somigliasse a una fotografia! C'erano delle valide ragioni. Desideravo distrarre l'attenzione dalla destrezza manuale, in modo che fosse l'idea fondamentale a imporsi. Naturalmente ci sarà sempre qualcuno che guarda le opere d'arte con la lente di ingrandimento per cercare di vedere "come", invece di usare il cervello e immaginare "perché".
In particolare, per quanto concerne la fotografia, spesso Man Ray ritrae nei suoi scatti donne, talvolta figure molto rilevanti nel mondo dell’arte e della cultura, come nel caso di Virginia Woolf. Capitolo a parte merita, invece, Kiki de Montparnasse, pseudonimo di Alice Prin, cantante e modella conosciuta a Parigi, nonché sua compagna per sei anni. Considerata la sua musa, è la donna che appare in una delle opere più popolari di Man Ray, Le Violon d'Ingres (Il Violino d’Ingres), fotografia pubblicata nel 1924 nella rivista surrealista «Littérature» che mostra la schiena nuda della donna con due F dipinte per suggerire a chi guarda l’immagine di un violino. La stessa Kiki sarà presente in molte opere cinematografiche realizzate successivamente dall’artista. Particolarmente interessante il titolo della fotografia che vuole essere un omaggio al pittore neoclassico Jean-Auguste-Dominique Ingres, il cui passatempo preferito era il violino. Quindi, con questo titolo Man Ray vuol far passare il messaggio che per lui la fotografia costituisce un mero passatempo, così come lo era il violino per Ingres.
Nella carriera di Man Ray rientra a pieno titolo anche la scultura. Nel 1921 realizza Cadeau (Dono), un ferro da stiro con 14 chiodi d’acciaio saldati alla piastra, che rappresenta l’ipocrisia delle convenzioni borghesi. La particolarità dell’opera è che, certamente, questa porta con sé una carica di sottile ironia. Infatti un ferro da stiro munito di chiodi perde la funzione per cui è originariamente nato, perché, qualora venisse utilizzato, rovinerebbe i capi di abbigliamento anziché stirarli. Anche il titolo risulta indubbiamente ironico e dissacrante: non solo non è un Cadeau, cioè un dono, ma è anzi un qualcosa di potenzialmente dannoso.
Dopo pittura, fotografia e scultura, Man Ray, grazie anche alla vicinanza con tanti artisti diversi, abbraccia il mondo della settima arte, ancora agli albori. Nel giugno 1923 esce il suo primo film intitolato Le retour à la raison (Ritorno alla ragione), mostrato al pubblico solo in due occasioni ed «elaborato in una sola notte, incollando in modo casuale alcuni spezzoni di pellicola impressi attraverso la tecnica fotografica dei rayographs e aggiungendo poche riprese, girate per prolungare la proiezione». Con le rayografie gli oggetti sono esposti a contatto con carta sensibile che, quando viene impressionata, consente di ottenere fotografie senza l’utilizzo della macchina fotografica.
Tra i lavori più celebri e significativi di Man Ray vi è, senza dubbio, Anémic cinéma realizzato nel 1926 insieme a Marcel Duchamp ed il cui titolo rappresenta un gioco di parole, poiché il primo termine è l’anagramma del secondo. Questa è descrivibile come:
un’opera in cui alcuni dischi circolari vengono fatti roteare alternati tra loro, mentre altri contengono strambi giochi di parole, organizzando un contrasto ottico tra la forma dei dischi e il loro movimento tale da conferire alle immagini un carattere tridimensionale senza tuttavia l’ausilio di particolari macchine, bensì per mezzo di un processo percettivo che si attiva negli occhi dello spettatore.
Sempre nel 1926 esce Emak Bakia, film in cui vengono utilizzate immagini di Le retour à la raison e creato con lo scopo di «realizzare un film solo 'da guardare', un "cinepoema", come viene definito in una didascalia». Nel 1928 realizza L’Étoile de mer (La stella di mare) e nel 1929 Les Mystères du château de Dé (Il Mistero del castello del Dado).
Le opere di Man Ray sono oggi delle vere e proprie pietre miliari nella storia dell’arte e della cultura e il ricordo che si ha di lui è quello di un artista poliedrico, una personalità originale e fuori dagli schemi, che ha scelto come epitaffio sulla sua lapide al cimitero di Montparnasse la scritta “Unconcerned but not indifferent”, ovvero “Tranquillo ma non indifferente”.
Interessante figura che non conoscevo! Grazie!
RispondiElimina