Chi era la madre di Leonardo da Vinci e quale è stata la sua storia? Era italiana oppure proveniva da luoghi lontani? Quali erano i suoi pregi e le sue qualità che Leonardo può aver ereditato? A tutte queste domande ha provato a rispondere lo studioso della civiltà del Rinascimento e della figura di Leonardo da Vinci Carlo Vecce, nel suo romanzo Il sorriso di Caterina. La madre di Leonardo, edito da Giunti nel 2023. Non si tratta di un saggio o di un testo per specialisti, bensì di una narrazione che coniuga elementi di fantasia e basi storiche sugli eventi che hanno riguardato Caterina e che l’autore stesso ha avuto modo di conoscere e studiare durante le sue ricerche tra archivi e biblioteche. Il risultato finale è un romanzo storico in cui le vicende storiche, pur non tutte sicure, della madre di Leonardo fanno da sfondo a quello che forse è l’elemento portante dell’intera opera e che emerge con sempre maggiore forza durante la lettura: l’esempio di vita che Caterina stessa ha trasmesso.
Ritratto di Leonardo |
Caterina nasce infatti libera tra il terzo e il quarto decennio del XV secolo in Circassia, una terra allora ritenuta lontana dagli Occidentali, ma che oggi sentiamo invece più vicina: si tratta di una regione della Russia meridionale al confine con la Georgia, in quella parte di mondo conosciuta come Caucaso, dove la tradizione religiosa vuole che sia sbarcata l’arca di Noè. Terra divisa tra Europa e Asia, a stretto contatto con la natura: il Mar Nero, all’epoca conosciuto come Mare Maggiore, il Mar d’Azov, il Mar Caspio, le vette montuose altissime come l’Elbrus, le steppe, i boschi, gli altopiani. Terra di popoli nomadi e selvaggi, e per questo liberi, conquistati solamente da chi era più forte, siano essi mongoli, veneziani, cristiani o turchi. Uomini morti per difendere quella loro casa; donne violentate, vendute o deportate come schiave; tradizioni, lingue incomprensibili e culture perse a causa dell’assenza di scrittura e di documenti che potessero sopravvivere alle devastazioni e alle razzie. Questa è la terra in cui Caterina vive i suoi primi anni con il padre, la nonna e la balia, una schiava russa; la madre invece muore durante il parto. Il padre è un principe guerriero e spesso si trova a combattere lontano da casa, per cui la piccola Caterina impara fin da subito a cavarsela da sola o con l’aiuto delle poche persone che le sono accanto, riuscendo ad apprendere i segreti delle armi, del montare a cavallo e interessandosi gradualmente alle tradizioni del proprio popolo. Inoltre Caterina può contare sui suoi lineamenti, inizialmente mascolini, che con il passare degli anni svelano pienamente la sua bellezza femminile; chiunque l’ha incontrata, a partire dal padre, non ha potuto fare a meno di ammirare i capelli biondissimi e di perdersi nei suoi occhi azzurro cielo. Questa è la terra in cui la piccola ragazza che corre e gioca libera, immersa nella natura, inizia la sua avventura all’interno di quel viaggio chiamato vita. Un viaggio che sarà tuttavia improvvisamente sconvolto dalla cattura a Tana, colonia veneziana sulla foce del fiume Don, durante uno scontro armato che coinvolse anche il padre, visto per l’ultima volta da Caterina durante un tentativo di fuga. Caterina inizia così la sua nuova vita da prigioniera e da schiava, incontrando personaggi di ogni tipo e vedendo luoghi e città per lei sconosciuti. Da Matrega, colonia genovese sulle sponde settentrionali del mar Nero in cui Caterina arriva da Tana, si imbarca alla volta della Costantinopoli degli ultimissimi anni sotto la dominazione bizantina, prima della conquista ottomana, sovrastata da bellissime cupole d’oro. Attraversando l’Egeo e l’Adriatico Caterina giunge a Venezia, la città che vive sull’acqua e infine si recherà a Firenze, capitale del Rinascimento, e nelle campagne e colline toscane, riscoprendo quei paesaggi a stretto contatto con la natura a cui era abituata da piccola e che non ha più potuto respirare.
Durante il suo viaggio, certamente non di piacere, Caterina ha conosciuto persone che l’hanno sempre trattata non come serva, ma come essere umano, mossi anche dalla sua giovane età, dalla bellezza e dalla purezza del suo corpo che mai infatti è stato violato, e dalle penetrante potenza dei suoi occhi azzurri. I vari capitoli sono raccontati dal punto di vista dei personaggi che Caterina incontra nella sua avventura; ognuno racconta la sua storia e come è entrato in contatto con la giovane circassa, mostrando in ogni caso una sensibilità umana sorprendente che ha permesso a Caterina di sentirsi sempre protetta e accettata, pur in una condizione di schiavitù. Il lettore ha dunque la possibilità di immedesimarsi sia in Caterina che soprattutto nei singoli personaggi del romanzo, capendo come i legami e le relazioni che lei è riuscita a tessere l’abbiano potuta salvare da eventuali sfruttamenti o da condizioni di vita e lavoro inumane. La caratteristica per cui ogni storia è raccontata in prima persona permette di apprezzare i reali motivi che si celano dietro alla volontà di trattare una giovane e bella ragazza proveniente da lontano non come una serva da sfruttare e violare, ma come un essere umano da proteggere e a cui voler bene. Ognuno ha le sue motivazioni e il lettore le può scoprire, percorrendo allo stesso tempo tutti gli spostamenti di Caterina.
Carlo Vecce |
Anche quando la giovane ragazza scopre l’amore carnale per la prima volta, con il notaio Piero da Vinci, si tratta forse di una relazione casuale, poiché il giovane fiorentino si innamora a prima vista durante una sua visita di lavoro nella casa di Ginevra, padrona di Caterina e moglie di Donato, un grande protagonista della storia, ma non di una privazione del corpo della ragazza: lei è disposta a concedersi e questa disponibilità deriva dalla consapevolezza di essere sempre stata a contatto con persone per bene e gentili, per cui anche Piero, uomo di cui Donato si fida, deve esserlo. Ed è proprio questo quello che succede, un’esperienza amorosa e relazionale con una persona di cui Caterina non sa nulla, ma che percepisce comunque come qualcosa di positivo. Leonardo da Vinci è quindi frutto di questo amore tra un notaio fiorentino e una giovane ragazza circassa che ha vissuto buona parte della sua vita come schiava viaggiando per l’Europa, tra Caucaso, Mediterraneo ed Italia. La personalità forte di Leonardo deriva dunque anche dal carattere della madre, determinata a riconquistare quella libertà di cui era stata privata da bambina. Egli è però un figlio illegittimo e terminato il periodo di allattamento non potrà rimanere con quella donna che non potrà neanche chiamare mamma; il rischio che Leonardo corre è quello di perdere il contatto con colei che lo ha generato, ma l’amore reciproco e l’amore comune per la libertà faranno sì che i due possano incontrarsi, abbracciarsi e vivere insieme momenti indimenticabili, fino agli ultimi istanti di vita di Caterina; in questo senso il capitolo in cui è Leonardo stesso a raccontare è denso di significato.
La storia di Caterina, dalla sua cattura alla sua liberazione, e il suo riscatto di donna e di essere umano, portano con sé alcuni insegnamenti validi tuttora e l’auspicio di Vecce è rappresentato dalla speranza per cui un giorno ogni donna e ogni persona sia considerata per quello che è, ossia un essere umano in grado di poter godere del bene più prezioso: la libertà.
Lorenzo Castiglioni
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