L’articolo tratta dell’analisi di alcune figure della mitologia classica, come Achille, Enea, il Minotauro, nei loro abiti più moderni della letteratura contemporanea. Le autrici e gli autori di cui si parlerà hanno dato un tratto differente ad ogni personaggio raccontato, aiutando così il lettore a capire più approfonditamente gli eroi e gli dei le cui storie sono state cantate dagli aedi molto tempo fa.
Proseguendo con un altro libro, nel romanzo La Torcia di Marion Zimmer Bradley lo spazio dove i personaggi si muovono risulta essere uno degli elementi fondamentali dell’opera. Essa racconta la storia di Cassandra, dalla sua infanzia fino a dopo la caduta di Ilio. Tuttavia non è la trama ciò che più interessa, almeno non solo, bensì la capacità di calare ogni personaggio in un contesto solido e preciso. A differenza del tempo che è sempre disperso nella nube della mitologia lo spazio è ben definito e vi è una particolare attenzione dell’autrice nel descriverlo. I vari protagonisti si spostano dalle coste dell’Anatolia alla Colchide, fino all’ entroterra più sperduto insieme alle Amazzoni. Tuttavia il polo dove ogni nodo si intreccia rimane la città di Troia, dove divergono e si allontano tutte le trame del romanzo. I luoghi raccontati quindi non sono solo ambientazioni delle vicende degli eroi ma una bussola per comprendere quali direzioni stiano prendendo i loro percorsi. La città della Colchide, il tempio della sacerdotessa come la natura selvaggia dove vivono le Amazzoni sono luoghi dell’anima per Cassandra e grazie a loro i lettori possono interpretarla di più come protagonista. Tutto questo però non vale solo per la sacerdotessa di Troia, ma anche per Andromaca, Paride ed Enea. Solo all’inizio, quando incontriamo una vecchia signora che inizia a raccontare la storia di Troia il luogo non è descritto a lungo, non viene dato nessun dettaglio per capire dove si svolga la scena. I passi dei personaggi della Zimmer Bradley sono ben saldati a terra, una terra che lei descrive e vuole far conoscere al lettore, molti passi sono così leggeri che potrebbero perdersi, altri invece forse rimangono come il suolo dove sono stati fatti.
I testi di cui ho parlato precedentemente sono accomunati da una ricerca più filologica riguardo ai miti che raccontano, sia la Zimmer Bradley che la Miller hanno prestato una attenzione maggiore nel restituire una versione più possibile attinente a quella tradizione classica. Si potrebbe accostare il loro lavoro a quello del noto scrittore ed archeologo Valerio Massimo Manfredi, le cui opere come il ciclo di libri dedicati ad Ulisse o il romanzo Le paludi di Hesperia riflettono l’intenzione dell’autore di trasmettere un racconto accademico dei miti. I grapich novel di Rachel Smythe, Lore Olympus, non hanno minimamente come obiettivo quello di ricostruire una realtà storico-archeologica bensì di rivisitare alcuni protagonisti delle storie dell’Antica Grecia calati nel mondo contemporaneo. In particolare la saga di fumetti segue la storia d’amore tra Ade e Persefone e tutte le loro complicazioni per arrivare ad un lieto fine. L’elemento però più innovativo dell’opera è la dimensione lavorativa degli dei. Infatti i tre fratelli olimpici (Zeus, Poseidone ed Ade) vivono in dei grandi palazzi dove gestiscono il loro potere sovrannaturale tramite segretarie e scrivanie in mogano. Tutti questi palazzi-uffici quando vengono presentati farebbero invidia ad una multinazionale per il livello di efficienza ed immagine, lavoratori immortali si apprestano a giungere in orario per svolgere il loro compito ogni mattina mantenendo così un livello di eccellenza degno del posto in cui operano. E’ singolare e quasi ironico vedere figure come Zeus descritte in dinamiche da ceto medio borghese, come potrebbe essere la sua relazione con la segretaria. Nel suo libro Vita activa Hannah Arendt parla proprio del termine eccellenza e di come nel mondo moderno sia relegato solamente alla tecnica per fini produttivi. Invece la capacità di azione e discorso, quindi la parte più critica del pensare, è chiusa nella sfera privata. Infatti un problema che affligge la giovane dea Persefone è l’indecisione del ruolo da assumere all’interno della società divina di cui fa parte dal momento che è necessario che lo trovi per inserirsi al meglio. Per quanto sia ben lontano il saggio della politologa tedesca da Lore Olympus si può vedere una stessa vena critica di entrambe le scrittrici verso un conformismo che colpisce anche gli dei dell’Olimpo! Vi è un personaggio che spicca tra gli altri all’ interno della saga, è Hera, la regina degli dei. Essa infatti se all’inizio sembra assomigliare molto ad una versione olimpica di Mrs. Bennet, andando avanti si scopre in lei una grande sofferenza per i tradimenti del marito e la sua capacità di entrare in empatia con gli altri personaggi. Sembra ogni tanto ricordare la Clitemnestra di Marguerite Yuorcenar nel suo libro Fuochi. Tutte e due le donne sono tormentate dall’ombra del marito e per quanto provino a non farlo vedere quella oscurità si fa sempre posto nel loro animo. Il finale del racconto della Yuorcenar racchiude perfettamente quanto detto:
Allora lui ritornerà, per beffarsi di me, per accarezzare davanti a me la sua gialla strega turca abituata a giocare con le ossa delle tombe. Che cosa fare? Non si può proprio uccidere un morto.
Per concludere quest’articolo l’ultimo libro di cui si andrà a parlare è Il Minotauro di Friedrich Dürrenmat. L’autore narra del mito di Teseo e del mostro del labirinto, proprio dal punto di vista del mostro, il lettore scoprirà in seguito che non è così terribile come si è portati a credere. Una scena esplica particolarmente il messaggio dell’intera opera, il Minotauro, in un momento della trama, si trova nel labirinto davanti una serie di specchi. Egli rimane colpito da quello che vede, varie immagini di sé stesso, che tuttavia non riesce a collegare a sé. La solitudine e la necessità di un confronto con la realtà esterna sono alcuni dei temi affrontati nel testo. Sebbene il Minotauro che si guarda allo specchio contiene molto altro, come la possibilità di scelta del proprio cammino. Tutti i personaggi dei libri analizzati hanno percorso sentieri molto ripidi, alcune volte si sono persi nei luoghi dove la loro storia è stata raccontata, come per Cassandra, altri hanno terminato le loro pagine con una eternità di pace. Se la domanda della nonna del film di Ozpetek avesse come risposta che le strade conservassero veramente il suono dei passi di chi li ha percorse, sicuramente Achille, Patroclo, Cassandra, Hera ed Il Minotauro avrebbero lasciato la loro traccia. Perché alla fine la vita è tutta un fatto di scarpe, alcune fanno rumore altre invece meno.
Leonardo Chiaventi
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