La pittura è l’arte che ci permette di delimitare spazi, di tracciare limiti per poi superarli con la forza della fantasia e di assistere a incontri e scontri fra colori. È una delle forme d’arte più antiche, studiate e raccontate, affascinante e sempre diversa. La storia della pittura ci ha regalato nel corso degli anni fiumi di opere realizzate da profili artistici estremamente particolari, capaci di esprimere tanto il loro più profondo stato interiore quanto lo spirito del tempo. Una delle personalità che ha lasciato un’impronta importante nel variegato mondo della pittura è Georgia O’Keeffe.
Uno scatto di Stieglitz a Georgia O’Keeffe |
Nel periodo fra il 1918 e il 1934, O’Keeffe realizza circa 200 dipinti. Le sue prime opere sono ancora oggi ricordate per la presenza di fiori «che la rendono unica: le quotazioni dei suoi quadri floreali toccano cifre mai viste prima di allora, ma il percorso dell’artista non si arresta. O’Keeffe vuole cimentarsi con ciò che le sta intorno». A proposito dei suoi fiori, nel 1926 la pittrice afferma: «Di rado ci si prende il tempo per osservare davvero un fiore. Io li ho dipinti sufficientemente grandi da consentire agli altri di vedere ciò che io vedo». In seguito, dopo un trasferimento, la pittrice cambia l’oggetto delle sue opere. Il nuovo obiettivo di O’Keeffe è, infatti, quello di «disegnare e dipingere ciò che vede dalle finestre dei grattacieli, costruzioni verticali, alberi artificiali in cui trovare respiro tra le fronde più vicine al cielo. Realizza circa quaranta lavori dove il soggetto è la città di New York».
Red Canna |
Ma, come sovente capita nella vita di un artista, non sempre i propri lavori e il proprio stile sono oggetto di apprezzamento e questo è quello che accade anche a O’Keeffe. Nel 1946, per esempio, si ha un’importante retrospettiva al Museum of Modern Art di New York che, però, non convince né la critica né molti dei suoi colleghi pittori. Dopo anni, nel 1971, si ha invece una retrospettiva itinerante al Whitney Museum, all’Art Institute di Chicago e al San Francisco Museum of Art, che vede un’accoglienza più che positiva sia da parte del pubblico che della critica. Il celebre critico d’arte statunitense del New York Magazine, nonché vincitore nel 2018 del Premio Pulitzer, Jerry Saltz, in occasione di una retrospettiva del 2009, dice di O’Keeffe:
Il colore e la forma più puri di O’Keeffe, i suoi cambiamenti di scala surreali, erano radicali per il suo tempo come i colori Day-Glo e i riferimenti alla cultura pop di Warhol lo erano per il suo. Come Warhol, era disposta a rinunciare a idee elevate su ciò che costituiva “arte seria” e a rischiare di essere bollata con i peggiori insulti che il mondo dell’arte potesse offrire: femminile, sgargiante, carina. O’Keeffe non aveva paura di queste etichette.
L’arte di O’Keeffe è stata interpretata come legata, per quanto riguarda i suoi famosi fiori, a presunte allusioni sessuali, che però la pittrice ha sempre respinto. In un’occasione O’Keeffe ha, infatti, dichiarato: «Quando le persone leggono simboli erotici nei miei dipinti, in realtà stanno parlando dei loro affari». Una vicinanza importante è inoltre quella con il femminismo, infatti, nel 1970 la retrospettiva al Whitney Museum of American Art di New York gode dell’apprezzamento del collettivo di femministe di Boston ideatrici del testo del 1970 Our Bodies, Ourselves, la cui genesi è legata agli Atti del convegno di primavera del 1969. Anche in questo caso, però, O’Keeffe rifugge da qualsiasi forma di etichetta socio-culturale. In seguito è la sua arte è stata vista anche come una sorta di anticipazione del Minimalismo e del Concettualismo.
Series 1, No. 8 |
Nonostante i suoi problemi agli occhi, Georgia O’Keeffe continua la sua attività artistica fino al 1984, lavorando con matita e carboncino. Muore a Santa Fe, nel New Mexico, il 6 marzo 1986. Sebbene siano ormai passati decenni dalla sua scomparsa, O’Keeffe è un’artista ancora capace di attirare l’attenzione e la curiosità di pubblico e critica. È, inoltre, una delle pittrici più quotate al mondo; infatti, nel 2014, l’opera Jimson Weed/White Flower n.1 del 1932 è stata venduta per 44,4 milioni di dollari.
Red Canna |
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