23 maggio 2024

Quando la CIA finanziò l’espressionismo astratto americano e il jazz

Number 27

Al termine della Seconda guerra mondiale l’ascesa dei due blocchi: quello occidentale e quello sovietico aveva scatenato una competizione su più fronti, la cui essenza viene racchiusa nel termine di Guerra fredda. Per ottenere consensi, l’efficiente sistema di propaganda sovietico era in grado di fare presa su una fetta consistente di popolazione europea e mondiale; molti intellettuali e artisti si dichiaravano comunisti, mentre i partiti comunisti delle singole nazioni e i sindacati riproponevano efficacemente il contrasto al liberalismo capitalistico degli Stati Uniti.
Nel tentativo di contrastare questa avanzata, i responsabili della neo nata agenzia di spionaggio, che prese il nome di CIA, elaborarono un piano per manipolare i gusti, le tendenze e la cultura degli occidentali. Lo scopo era quello di plasmare l’immagine degli USA raccontando il paese come una terra di libertà politiche ed economiche da cui si sarebbe propagato il cosiddetto “sogno americano”. Per attuare tutto ciò venne sponsorizzato il movimento artistico dell’Espressionismo astratto americano, furono promossi film e musica americana, facendo esplodere in tutto il mondo anche il fenomeno del jazz e della musica nera.

Quello che oggi definiamo il Deep State americano intervenne sin dal 1947 su due fronti, quello interno e quello esterno. Se in Europa bisognava contrastare l’avanzata del comunismo tra gli intellettuali e la gente comune, sul fronte interno bisognava svecchiare la mentalità degli statunitensi iniettando una cultura innovativa e più aperta. Per questa sfida furono ingaggiati diversi soggetti tra cui Nelson Rockefeller, figlio di una delle fondatrici del Museum of Modern Art di New York. In quegli anni, infatti, il popolo americano disprezzava l’arte contemporanea, la considerava disgustosa e manteneva un interesse verso forme più tradizionali. Lo stesso presidente Truman visitando una mostra d’arte moderna aveva esclamato sconcertato: «Se questa è arte, io sono un ottentotto!»

Opere di Mark Rothko

Per più di un ventennio la CIA individuò nell’Espressionismo astratto, ma soprattutto nell’Action Painting di Jackson Pollock quella forma d’arte che poteva emancipare il paese dall’egemonia culturale dell’Europa e nel contempo scacciare qualsiasi contaminazione di idee comuniste. L’arte europea aveva da sempre dominato la cultura occidentale, lasciando gli USA ai margini della scena. La CIA intendeva capovolgere questa condizione perché divenendo la nazione guida del blocco occidentale dopo la seconda guerra mondiale necessitava di una legittimazione culturale più forte. L’espressionismo astratto americano venne così promosso a livello globale. A tal proposito l'ex funzionario della CIA Donald Jameson dichiarò: 

L'espressionismo astratto potrei dire che l'abbiamo inventato proprio noi della Cia dopo aver dato un occhio in giro e colto al volo le novità a New York, a Soho. […] Scherzi a parte avemmo subito molto chiara la differenza. L'espressionismo astratto era il tipo di arte ideale per mostrare quanto rigido, stilizzato, stereotipato fosse il realismo socialista di rigore in Russia. Così decidemmo di agire in quel senso.

Sotto questa prospettiva, l’arte americana aveva un grande vantaggio: non era ideologizzata, non parlava di politica e non si schierava. Raccontava concetti astratti e lo faceva in un modo totalmente diverso rispetto al passato. Per questa ragione era semplice associarvi l’etichetta di libertà, creatività e innovazione. L’esatto contrario di quanto accadeva in Russia dove il regime sovietico controllava le arti tramite l’oppressione della censura. Così artisti come Jackson Pollock, Robert Motherwell, Willem de Kooning e Mark Rothko, ottennero un insperato successo proprio in funzione di questa causa. Per diffondere le loro opere vennero organizzate delle mostre come: Masterpieces of the Twentieth Century (1952) e Modern Art in the United States (1955). Nel 1958, il MoMA portò in giro per l’Europa la mostra itinerante The New American Painting. Una mostra che viene considerata come la prima esposizione itinerante della storia contemporanea. Per questa modalità di promozione l’organizzazione ottenne un lauto finanziamento del Congress for Cultural Freedom, gestito dall’agente Tom Braden che dopo aver lavorato al MoMA tra il 1948 e il 1949 passò alle dipendenze della CIA: 

Volevamo unire tutte le persone che fossero scrittori, musicisti, artisti, per dimostrare che l'Occidente e gli Stati Uniti erano devoti alla libertà di espressione e al successo intellettuale.

Il Congress for Cultural Freedom nacque nel 1950 a Berlino ovest, per abbozzare quella che sarebbe stata la resistenza culturale contro il comunismo e i comunisti. Tra gli esponenti in vista di quel congresso, che avrebbe dato il via a tutto quel che ne sarebbe seguito, figuravano: il pittore Ignazio Silone, i filosofi Karl Jaspers, Bertrand Russell, Benedetto Croce, Jacques Maritain, lo scrittore Arthur Koestler, il giornalista Guido Piovene e il regista Roberto Rossellini, per citarne solo alcuni. A contrasto gli intellettuali e artisti che simpatizzavano per la causa comunista erano: Pablo Picasso, Pablo Neruda, Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Thomas Mann e molti altri.
Per risultare all’altezza del compito un gruppo di agenti segreti del Congress venne appositamente formato in storia dell’arte.

In un’altra dichiarazione sempre Tom Braden aggiunge: 

È stato molto difficile convincere il Congresso ad accettare alcune delle cose che volevamo fare: inviare arte all’estero, inviare sinfonie all’estero, pubblicare riviste all’estero. Questo è uno dei motivi per cui è stato necessario farlo di nascosto. Doveva essere un segreto. Per incoraggiare l’apertura dovevamo mantenere segretezza.

Sotto il profilo organizzativo, la CIA istituì il Propaganda Assets Inventory, una divisione progettata per diffondere propaganda attraverso più di 800 forme di pubblicazione. In questo modo riuscì a penetrare in 35 paesi, manipolando direttamente o indirettamente i contenuti degli articoli su varie riviste. Inoltre, la CIA finanziò e promosse gli intellettuali come: Arthur Schlesinger, Isaiah Berlin, Hannah Arendt, George Orwell, Arthur Koestler, Raymond Aron e altri esponenti delle due sponde dell’Atlantico. In Italia ad esserne influenzata era la rivista Tempo Presente diretta da Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte che si contrapponeva a Nuovi Argomenti di Alberto Moravia.
Nel 1949 la CIA sponsorizzò l’uscita del romanzo 1984 di George Orwell, dove ovviamente venne tralasciato il vero significato dell’opera, che intendeva mettere in guardia il pubblico proprio da questi meccanismi manipolatori e di controllo. Nel 1954 finanziò anche il cartone animato Animal farm tratto dall’omonimo libro in cui si enfatizzavano le critiche al comunismo insite dell’opera. 

In questo clima di crescente successo dell’Espressionismo astratto, artisti come Lucio Fontana e Alberto Burri ne subirono inevitabilmente un’influenza esprimendo un’arte vistosamente materica ma anche concettuale. Sempre Donald Jameson chiarisce che:

...gli artisti non erano al corrente del nostro gioco. E' da escludere che tipi come Rotkho o Pollock abbiano mai saputo di essere aiutati nell'ombra dalla Cia, che tuttavia ebbe un ruolo essenziale nel lancio e nella promozione delle loro opere. E nell'aumento vertiginoso dei loro guadagni.

I retroscena di questa operazione emersero nel 1995 quando il quotidiano britannico «The Indipendent» pubblicò l’articolo Modern Art was CIA Weapon con un’intervista proprio a Thomas Braden. In quell’occasione Braden riconobbe il contributo della CIA nella promozione dell’arte moderna, e venne svelato anche il fatto che l’azione dei servizi segreti si era estesa persino alle scuole di scrittura, dove venne modificato l’approccio alla scrittura creativa che venne ripulita da ideologie attraverso semplici suggerimenti: “sensazioni, non dottrine; esperienze, non dogmi; ricordi, non filosofie”: 

L’obiettivo, era quello di scoraggiare le teorizzazioni astratte e le critiche sociali sistematiche a cui era stata incline la letteratura radicale degli anni ’30, a favore di un focus sul personale, sul concreto e sull’individuo.

La giornalista inglese Frances Stonor Saunders, dopo aver approfondito l’argomento, produsse il documentario Hidden Hands: A Different History of Modernism ma soprattutto il libro Who Paid the Piper? The CIA and the Cultural Cold War in cui spiegava nei dettagli tutti gli aspetti della vicenda qui esposti.

La CIA si occupò anche di musica organizzando anche le lunghe tournée di Louis Armstrong e altri cantanti neri, inviati in Europa col fine di attenuare la rappresentazione del conflitto razziale in Alabama e nel Sud. Venne portata in tournée anche la Boston Symphony Orchestra facendo eseguire pièce di compositori come Dmitri Shostakovich o Claude Debussy, oppure eseguendo la Sagra della Primavera di Igor Stravinskij in quanto opera di vera rottura col passato. Anche il jazz di Dizzy Gillespie venne cooptato. A tal proposito Tom Braden dichiarò:

La Boston Symphony Orchestra ha ottenuto più consensi per gli Stati Uniti a Parigi di quanto John Foster Dulles o Dwight D. Eisenhower avrebbero potuto portare con un centinaio di discorsi.

Questa importante ingerenza della CIA, oltre ad aver prodotto il cosiddetto mito americano ha anche internazionalizzato opere d’arte che altrimenti sarebbero passate in secondo piano. Tale “successo” ha inevitabilmente espanso in tutto l’Occidente (e nel resto del mondo) un approccio diverso alle arti e alla cultura, trasformando le nuove opere in forme espressive certamente più originali ed estrose ma prive di reali contenuti filosofici; opere spesso incapaci di raccontare il mondo e le grandi riflessioni di cui necessita, per concentrarsi su vicende individuali o più semplicemente connesse alla vita quotidiana.
Sicché a tutt’oggi l’orizzonte espressivo appare privo di profondità riflessiva con orizzonti sempre più limitati a sensazioni, emozioni e percezioni. Appare evidente come negli ultimi anni siano sparite le critiche alla società, ai modelli economici, politici o religiosi nell’arte: nelle canzoni, nei romanzi (non nei saggi), ma soprattutto nei film. Estendendo questa la riflessione giungiamo quindi a due considerazioni:

  1. La campagna segreta della CIA ha modificato l’orientamento culturale dell’Occidente. Ha spezzato quello che era in passato il dominio culturale dell’Europa ma soprattutto di Parigi cedendo il posto a New York. I prodotti culturali, soprattutto degli ultimi anni, evidenziano un crescente declino culturale. La musica si è ridotta a uno spettacolo indecoroso e privo di idee e l’arte sembra aver esaurito tutte le spinte espressive.
  2. Se l’attività di governi, enti o servizi segreti è in grado nel tempo di modificare i gusti della gente, è plausibile dire che tutti i discorsi legati allo sviluppo delle arti sia sostanzialmente inquinato da interessi di parte e dallo spirito del tempo. La stessa influenza portata dai re, dai papi e dagli imperatori nel corso della storia costringeva gli artisti a uniformarsi ai voleri del committente se non alle censure dell’epoca: si ricordino tutte le limitazioni imposte agli artisti del Rinascimento dietro pressioni della Chiesa e dell’Inquisizione, ma si pensi anche al puritanesimo Vittoriano dell’Impero britannico.

Se nel corso della guerra fredda la CIA era stata in grado di “inquinare” tutti gli ambiti culturali per finalità proprie, nulla esclude che questo processo vada avanti a tutt’oggi. Da una parte l’onda lunga di tale “svuotamento di contenuti” è plausibilmente mantenuto da un certo conformismo culturale che negli anni si è radicato. Dall’altra parte però sono evidenti i segnali di forme di pressione da parte di enti e/o gruppi di potere con la finalità di portare avanti un’agenda di ingegneria sociale e economica.

Bridgerton
Fotogramma della serie TV Netflix Bridgerton

Si prenda ad esempio la piattaforma Netflix che impone ai contenuti un approccio politicamente corretto atto a modificare la comune percezione riguardo a tematiche come: l’omosessualità, l’inclusività, i cambiamenti climatici e quant’altro, anche utilizzando vistose forzature su trame e sceneggiature. Allo stesso modo avviene ormai nel mondo del cinema, dell’arte o della letteratura. I grandi gruppi editoriali e le gallerie d’arte sono in grado di ignorare qualsiasi opera che esca da questa cornice limitata. Così è naturale porsi una domanda: l’espressione artistica (e dunque la storia dell’arte in generale) può essere considerata come la storia di una naturale evoluzione dei gusti e delle sensibilità dell’uomo a causa dello spirito del tempo?




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