Pure, lo senti, nel gioco d’aride ondeche impigra in quest’ora di disagio,non buttiamo già in un gorgo senza fondo le nostre vite randage.Come quella chiostra di rupiche sembra sfilacciarsi in ragnatele di nubi;tali i nostri animi arsi.
Per osservare la malinconia da un’altra prospettiva, ci avvaliamo della visione di Pablo Neruda che ne crea un legame con la nostalgia. Neruda ci accompagna nella sua infanzia, nel suo rimpianto tenero e sconsolato del passato. Di seguito alcuni versi della poesia Alla Tristezza:
Ricordo me stesso alla finestra che guardavo ciò che non era,e un’ala nera d’acqua che calava su quel cuoreche lì forse ho scordato per sempre.
Dammi il tuo lento sangue, pioggia fredda, dammi il tuo volo attonito!Al mio petto rendi la chiave della porta chiusa, distrutta.Per un minuto, per una breve vita,toglimi luce e lascia che mi senta sperduto e miserabile,che tremi tra le fibre del crepuscolo,che riceva nell’anima le mani tremebonde della pioggia.
Il poeta che più di tutti si avvicina al sentire contemporaneo, descrivendo uno stato d’animo frutto di un disagio individuale, è Charles Bukowski. L’autore viene associato alla corrente del cosiddetto “realismo sporco”, sviluppatasi negli Stati Uniti fra gli anni ’60 e gli anni ’80 del Novecento.
La poesia Fuori posto, ci consegna la sensazione di non essere nello stesso posto degli altri, ma essere assolutamente perso. Mentre tutto scorre tranquillo per tutti, lui è l’unico individuo che diventa un estraneo e brucia nell’inferno di se stesso:
Brucia all’infernoquesta parte di meche non si trova bene in nessun posto.
Si assomigliano tutti:si riuniscono, si ritrovano, si accalcano,sono allegri e soddisfattie io sto bruciando all’inferno.
Non sono come gli altri.Io sto bruciando all’inferno.L’inferno di me stesso.
Questa breve incursione nella malinconia del poeta ci induce a domandarci: Chi è il poeta? Si potrebbe definire come una persona dotata di un grado notevole di immaginazione o di sentimento, che riesce a commuovere e a toccare le corde dell’anima. Ma queste parole non bastano, perché è difficile spiegare questa figura dalla spiccata sensibilità, che può palesarsi in diversi modi a seconda del carattere dell’individuo e del periodo storico che sta vivendo. Ma perché non rivolgere direttamente ai protagonisti questa domanda. Chi meglio di un poeta può definire se stesso.
Sergio Corazzini nella poesia Tu descrive un uomo solo, perso nella notte scura, che una passante scambia per un triste vagabondo:
Tu che stanotte, uscendo da una festam'hai scorto ai piedi d'un fanal, seduto;a rosicchiare un torzo, e un poco mestam’hai gettato uno scudo ed un saluto;
tu che mi vedi errar solo nel mondo,oh, non devi pensar tu folle e lietache io sia qualche triste vagabondo,no, bimba mia, fui sol troppo poeta.
Pablo Neruda nel componimento La Poesia, ci spiega come è diventato poeta. Per lui è stato un richiamo molto forte a cui non ha saputo resistere, ne è stato inebriato e travolto, in un turbinio di emozioni profonde e meravigliose, che lo hanno fatto sentire in sintonia con la natura:
Accadde in quell'età... La poesiavenne a cercarmi. Non so da dovesia uscita, da inverno o fiume.Non so come né quando.
Ed io, minimo essere,ebbro del grande vuotocostellato, a immagine del mistero,mi sentii parte pura dell'abisso,ruotai con le stelle,il mio cuore si sparpagliò nel vento.
Non si è poeti senza la giusta ispirazione, Alda Merini in I poeti lavorano di notte ci rende partecipi di questo momento intenso, descrivendo l’istante in cui le parole prendono forma e si lasciano imprimere nella carta. L’ispirazione avviene nel silenzio della notte, quando tutto tace e parla solo il genio:
I poeti lavorano di nottequando il tempo non urge su di loro,quando tace il rumore della follae termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buiocome falchi notturni od usignolidal dolcissimo cantoe temono di offendere iddioma i poeti nel loro silenziofanno ben più rumoredi una dorata cupola di stelle.
Infine citiamo Charles Bukowski e la sua crudele lucidità. L’autore si rivolge direttamente ad un ipotetico aspirante poeta in E così vorresti fare lo scrittore, lo esorta a non impugnare la penna se non lo sente veramente, se non ha qualcosa da dire. Viceversa potrà farlo se arderà in lui la sacra fiamma che lo accompagnerà per tutta la vita:
Se non ti esplode dentroa dispetto di tutto, non farlo,a meno che non ti venga dritto dalcuore e dalla mente e dalla boccae dalle viscere, non farlo.
Quando sarà veramente il momento,e se sei predestinato,si farà da sé e continueràfinché tu morirai o morirà inte, non c’è altro modo,e non c’è mai stato.
In conclusione si può affermare che c’è qualcosa di inspiegabile e profondo nei motivi che spingono un uomo a nutrirsi di malinconia, che diventa compagna inseparabile del suo viaggio verso la bellezza assoluta di un verso poetico, di un dipinto, di una sinfonia.
La poesia non è altro che il tentativo di esprimere un tormento incomprensibile e misterioso, che appartiene all’essere sensibile e unico che è il poeta, a cui possiamo solo dire grazie.
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