24 febbraio 2025

Tutta la vita che resta - Roberta Recchia (Romanzo - 2024)

Di tanto in tanto se ne andava nella stanza di Betta e si stendeva sul suo letto, si appisolava per poi svegliarsi sempre di soprassalto convinta di averla sentita entrare, aprire l’armadio, sfogliare un libro allo scrittorio sbuffando perché non aveva voglia di studiare.

“Il tempo per leggere come il tempo per amare dilata il tempo di vivere” Daniel Pennac

L’affermazione del famoso scrittore francese, rappresenta una sorta di mantra per tutti coloro che amano leggere ed immergersi in mondi diversi dai propri, perché è una verità assoluta: chi legge ha la possibilità di curiosare, di percepire nuove realtà e di arricchire il proprio mondo. Storie, vite vissute, esperienze che appaiono a tratti simili alle proprie o lontani anni luce e, forse, sono proprio quest’ultimi che sortiscono l’effetto di emozionare maggiormente. Tutta la vita che resta, il romanzo d’esordio di Roberta Recchia cattura l’interesse dei lettori perché tocca le corde più intime ed è difficile non rimanerne folgorati.

Le persone e le loro fragilità, insieme agli strappi ricuciti sono gli elementi essenziali di questo romanzo che non lascia indifferenti. Due persone apparentemente diverse si incontrano e decidono di colmare le proprie lacune instaurando un legame indissolubile che resiste anche agli ostacoli più difficili da superare.

Non mi capita spesso di “innamorarmi a prima vista” di un libro, solitamente ciò avviene a piccole dosi, è come se subentrasse una sorta di timore referenziale quando mi approccio ad una nuova storia, ma nel caso di questa narrazione, ogni mia remora è stata abbattuta, in quanto possiede tutte le peculiarità per regalarmi quel senso di appartenenza che cerco in un libro.  Loro, i protagonisti, sono Marisa e Ansaldo, due giovani come tanti che vivono nella capitale. Siamo negli anni 50 e i due ragazzi si incontrano nella bottega del padre di lui e ben presto comprendono di essere fatti l’una per l’altro. I due convolano a nozze e creano quella famiglia del Mulino Bianco tanto agognata da chiunque e dalla loro unione vengono alla luce due bambini che crescono felicemente. Ma la tragedia, purtroppo, è dietro l’angolo perché la loro adorata Betta, viene uccisa a soli 16 anni lungo il litorale laziale. La sua colpa? Quella di essere considerata intraprendente e facile, un’etichetta che viene spesso attribuita a tutte le ragazzine di bell’aspetto incapaci di frenare i propri istinti. La sua voglia di libertà viene fraintesa da chi cercava un facile approccio e, di conseguenza viene stuprata e poi ammazzata. Una storia che potrebbe far parte della prima pagina di un quotidiano attuale, che devasta gli animi dei genitori e dell’intera comunità. Marisa e Ansaldo perdono il loro equilibrio e la loro complicità perché la scomparsa di una figlia è devastante e l’unica cosa che resta da fare è sopravvivere a stento. Solo dopo anni e in seguito a indagini mai del tutto svolte pienamente, si scopre che insieme a Betta, quella maledetta sera c’era sua cugina Miriam, una ragazza bella quanto timida ed introversa, la quale, resta segnata a lungo da quella tragedia e nessuno riesce a sanare le sue ferite. Un bel giorno, incontra Leo, un ragazzo che vive di espedienti, il quale, grazie alla sua semplicità e caparbietà è in grado di intervenire dove nessuno aveva osato, scruta la ragazza, cerca di denudarla e, nonostante la riluttanza iniziale, Miriam comprende che quel macigno che si porta dentro non deve continuare a farle male. Le due donne, dopo molto tempo, finalmente si ritrovano e si confrontano a cuore aperto maturando la consapevolezza che quella vita che resta deve essere vissuta non dimenticando il dolore, ma abituandosi a convivere con esso.

Il giorno successivo, fuori dall’Accademia, Miriam guardò d’impulso in direzione della fontana ovale al centro della piazza e trovo Leo lì. Gli andò incontro decisa a protestare per tutta quella sua ostinata invadenza, invece gli sorrise e disse solo: Ciao. Lui rispose Ciao e tanto bastò per stabilire che per una volta erano d’accordo su qualcosa.

Tutta la vita che resta non è solo un romanzo famigliare, ma lo specchio di una dura realtà, quella fatta di omissioni, di parole non dette, di timori infondati. La storia di Betta è quella di tante donne che perdono la vita a causa di una brutale violenza, quella troppo speso perpetuata nei confronti delle donne, ma il grande merito di Roberta Recchia è quello di essere una penna fluida e scorrevole, dove il peso del dramma si trasforma piano piano in qualcosa di più leggero e scorrevole che si fa leggere tutto in un fiato.

Caterina Putignano

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