L'amicizia tra Émile Zola e Paul Cézanne era nata tra i banchi di scuola e negli anni divenne un sodalizio che nella loro diversità di vedute creava nuovi stimoli artistici e intellettuali. Tuttavia quando nel 1886 Zola pubblicò il romanzo L'Opera, i rapporti con Cézanne si interruppero bruscamente. Stessa cosa avvenne con il resto del gruppo degli impressionisti. Ma cosa si cela dietro questa rottura?
Molti studiosi hanno visto dietro la figura del protagonista quella di Manet, Monet o Cézanne e persino un mix di aspetti caratteriali dello stesso autore. In realtà non abbiamo elementi concreti per stabilire con chi identificare il protagonista. Ciò che appare certo, è il fatto che il romanzo sia stato accolto in maniera fredda da parte dei suoi amici pittori.
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Cézanne nel suo atelier |
Il 4 aprile 1886 Cézanne scrive a Zola:
Mio caro Émile,
ho appena ricevuto L’Oeuvre (L'opera) che hai gentilmente voluto inviarmi. Ringrazio l’autore dei Rougon-Macquart di questo caro ricordo e gli chiedo di permettermi di salutarlo pensando agli anni passati. Con lo slancio dei vecchi tempi, il tuo affezionatissimo,Paul Cézanne
A confermare il fatto che il romanzo L'opera abbia suscitato parecchi dubbi anche tra gli altri impressionisti c'è la lettera di Claude Monet a Zola:
Lei è stato così gentile da spedirmi L'Oeuvre e gliene sono molto grato. Mi fa sempre molto piacere leggere i suoi libri e questo mi ha doppiamente interessato perché solleva le questioni artistiche per le quali da tanto tempo ci battiamo. L'ho appena letto e ne sono rimasto, glielo confesso, turbato, inquieto. Lei ha fatto in modo, deliberatamente, che non uno dei suoi personaggi somigliasse a uno di noi, ma temo, malgrado ciò, che nella stampa e tra il pubblico i nostri nemici facciano il nome di Manet o almeno i nostri, per fare di noi dei falliti; il che non è nel suo spirito, non voglio crederlo. Mi scusi se glielo dico. Non è una critica; ho letto L'Oeuvre con grandissimo piacere, ritrovando ricordi a ogni pagina. Del resto lei sa della mia ammirazione per il suo talento. No; ma io mi batto da tanto tempo e ho paura che nel momento del successo i nostri nemici si servano del suo libro per liquidarci.
Mio caro Emile,
Ho appena ricevuto da Aix il volume La Terre, che avete avuto la gentilezza di inviarmi. Grazie per avermi inviato questo nuovo ramo che cresce nell'albero genealogico della famiglia Rougon-Macquart.
Grazie per aver accettato i miei ringraziamenti e i miei più sinceri saluti.
La lettera sembra smentire la rottura, ma è scritta con un linguaggio piuttosto formale, e non chiarisce definitivamente l'intera questione. Tuttavia ciò che sembra cancellare ogni dubbio in merito alle divergenze tra i due, sono le parole inopportune pubblicate su Le Figaro del 2 maggio 1896 da parte di Zola:
Sì, sono passati trent'anni e ho perso un po' interesse per la pittura. Ero cresciuto quasi nella stessa culla, con il mio amico, mio fratello, Paul Cézanne, di cui ci rendiamo conto solo oggi di scoprire le parti geniali del grande pittore abortito.
Zola definisce senza mezzi termini il vecchio amico un pittore abortito. E’ possibile immaginare si tratti di una frase infelice buttata giù senza pensarci troppo? A noi non sembra, seppur bisogna necessariamente dire che Zola ha mostrato atteggiamenti ambigui anche in altre occasioni. Ad esempio nel 1879 pubblicò su una rivista russa un articolo, poi tradotto e ripubblicato su Le Figaro, col titolo esplosivo Zola ha rotto con Manet. In questo articolo egli scriveva:
Gli impressionisti hanno tutti scarsa preparazione tecnica. Nell'arte, come in letteratura, solo la forma sorregge le invenzioni e i metodi nuovi. Per imporsi come personalità creativa l'artista deve estrinsecare quanto ha dentro, altrimenti resta solo un pioniere. Gli impressionisti, a mio avviso, sono appunto dei pionieri. Per qualche tempo Manet ha ispirato grandi speranze, ma ora sembra esaurito da una produzione affrettata; si accontenta di approssimazioni; non studia la natura con la passione dei creatori autentici. Tutti questi artisti sono di facile contentatura. Non aspirano, purtroppo, alla solidità delle opere a lungo meditate. E per questa ragione c'è da credere che stiamo soltanto preparando la strada al grande artista del futuro che il mondo aspetta.
Sembra che l'articolo contenesse un errore di stampa, perché al posto di Manet andava scritto Monet. Tanto è vero che Zola scrisse una lettera di scuse a Manet affermando proprio che la traduzione non fosse esatta, ma non dice che intendeva rivolgersi a Monet. Però è chiaro il fatto che nell'articolo contestando il poco studio della natura ci si riferisse senza dubbio più a Monet che a Manet. Pertanto Zola conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, di aver definitivamente cambiato idea sugli impressionisti e su Cézanne.
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Zola |
Il rapporto tra Zola e gli impressionisti, ma anche tra impressionisti stessi, non è mai stato lineare. Tuttavia quando nel 1902 giunse la notizia della morte improvvisa di Zola a causa di una stufa difettosa che avrebbe prodotto monossido di carbonio, Cézanne, nonostante le ingiuste parole dello scrittore, ne rimase profondamente sconvolto.
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