Il testo della canzone Scirocco di Francesco Guccini, tratto dall'album Signora Bovary è messo a confronto con un possibile finale del racconto La signora con il cagnolino di Anton Cechov. I temi della solitudine, dell'amore clandestino e della malinconia, presenti in entrambi i lavori, vengono intrecciati da Giovanni, il solitario barista, che ha visto crescere e dissolversi il loro amore come una nube di sabbia del deserto portata in cielo da un caldo vento di scirocco.
Ricordi le strade erano piene di quel lucido scirocco che trasforma la realtà abusata e la rende irreale…
Mentre le immagini, evocate dalla malinconia dei nottambuli di Hopper, si insinuano prepotentemente nei miei pensieri, il mio sguardo si posa sul titolo di Cechov, ancora accanto a me, sul divano, con le sue pagine consumate.
Cechov racconta di un amore clandestino, nato e consumato per la prima volta, a Yalta, in Crimea, dove oggi le russe girano con i pitbull al guinzaglio al posto di un tenero spitz e continuato tra Mosca e San Pietroburgo.
Lui è un dongiovanni, sposato con tre figli, che odia le donne e le considera una razza inferiore. Lei è una donna timida, senza figli, sposata con uno uomo che non sa di nulla. L’amore cambia le loro vite e dopo essersi promessi di vivere del ricordo di un amore consumato nella splendida cornice di un posto di vacanza, è la passione a vincere, facendoli incontrare ancora decine di volte.
E dove Cechov ci lascia, con il sapore di una storia che si dovrà concludere solo in un futuro non raccontato, è Guccini a descrivere la fine della storia.
... e le lacrime si aggiunsero al latte di quel tè e le mani disegnavano sogni e certezze ...
Lei piange con le mani che tengono il viso e le lacrime che scendono sulle guance, cadono e si aggiungono al latte di quel tè che nessuno beve.
Lui la guarda sofferente e impotente e ricorda il loro primo incontro sul lungo mare della riviera Adriatica dove, dieci anni prima, l’ha vista passeggiare con il suo cagnolino rossiccio e spettinato. Ricorda il suo approccio, le lunghe passeggiate sulla spiaggia e la loro prima notte d’amore.
Ricorda il suo ritorno a Bologna, l’insofferenza per i suoi amici, i colleghi e per la moglie e i suoi due figli viziati e capricciosi e lui, il provolone, il collezionatore di mogli e vedove, il castigatore di fanciulle della riviera adriatica, il Don Giovanni dei portici del centro, il Casanova di San Lazzaro di Savena, il terrore di colleghi e mariti, ha trovato l’amore.
Dieci anni d’amore clandestino che tante volte ha visto lei sulla banchina della Stazione Centrale di Milano ad aspettare il treno per Bologna pregustando notti di sesso e d’amore rubate agli anni che passano.
come ti sentivi schiacciato fra lei e quell'altra che non sapevi lasciare, tra i tuoi due figli e l'una e l'altra morale, come sembravi inchiodato...
Ma le storie belle hanno sempre una fine. Non può essere altrimenti. La tristezza si legge negli occhi di Giovanni, troppo giovane per la pensione e con un animo troppo vecchio per l’amore. Lui vecchio lo è stato sempre, e monogamo per natura anche, come il clown di Böll, ma senza esser mai stato capace di cogliere un fiore.
Giovanni ha visto crescere il loro amore, lui che sempre si è nutrito dell’amore degli altri, ricordando con nostalgia la biondina, brufolosa e prosperosa del primo banco, schioccargli un bacio sulla guancia, suo segreto amore che non ha mai saputo cogliere.
Ora non so davvero dove lei sia finita, se ha partorito un figlio o come inventa le sere. Lui abita da solo e divide la vita tra il lavoro, versi inutili e la routine d'un bicchiere
Il disco termina scricchiolando come le travi di un patio sotto il soffio del vento di scirocco spingendomi ogni giorno a guardare dietro la realtà abusata delle cose.
Andrea Pretara
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