14 aprile 2025

La spirale dell'arte

Una spirale può essere in espansione o al contrario rappresentare un “moto” di contrazione come accade con l’entropia. Nella termodinamica dei cosiddetti “sistemi chiusi” e isolati essa costituisce il passaggio da una quantità maggiore di energia a disposizione a uno stato di omogeneità statica nel quale non sono più possibili dei cambiamenti. È un evento che riguarderebbe anche l’ambito socio-artistico come mostreremo attraverso quattro fasi che si sarebbero sviluppate storicamente in successione. Ciò che prospettiamo presenta un modo diverso secondo il quale interpretare gli sviluppi dell’arte nel tempo e che potrebbe essere una traccia per superare il vuoto che la caratterizza ora al fine di giungere a una renovatio.

In un precedente articolo abbiamo fatto notare l’innegabile legame fra l’arte e la società che con essa si esprime e quindi è identificabile attraverso lo stile che le corrisponde. In realtà, è il suo gruppo dominante a farlo e così trasmette e condiziona alla propria visione della realtà e del mondo, le parti meno colte o sofisticate del sistema sociale di cui tutti sono parte.

Riguardo a ciò, pur essendo il quadro temporale e mondiale ricco di varianti e sovrapposizioni, che possono confondere i tentativi di sintetizzarne i parametri, è possibile individuare quattro sistemi ideologico-sociali di base. Una volta precisati emerge, inoltre, che il loro sviluppo e sostituzione nel tempo presenta una progressiva accelerazione. Questo processo “evolutivo” o di trasformazione, da uno stato iniziale a uno finale, può sembrare il risultato di cambiamenti innovativi, in realtà costituisce l’attuazione e decadimento di dinamiche che, secondo i modi dell’entropia, hanno rappresentato nel tempo aspetti fondamentali dell’organizzazione sociale umana. 

Se l’arte europea degli ultimi mille anni è ben distinta in momenti e stili con un nome preciso: romanico, gotico, rinascimentale, barocco e successivi, lo stesso non accade con le altre culture. Nel loro caso si hanno tre o quattro suddivisioni in genere denominate: periodo iniziale-arcaico, classico, più eventualmente un classico maturo e un tardo-finale. È una quadripartizione usata anche per l’arte greca distinta in: medioevo ellenico (XII-VIII a. C.), periodo arcaico (VIII-VI a. C.), classico (490-323 a. C.) e infine stile ellenistico. Questo, per alcuni studiosi, sarebbe da ritenere concluso con il 146 a. C., data della conquista romana della Grecia e qualche anno dopo dell’Asia Minore; per altri varrebbe invece quella dell’Egitto nel 31 a. C. I quattro periodi mostrano una riduzione nella durata, come se il fattore entropia tendesse ad accelerare il processo di “successione". Il medioevo ellenico sarebbe durato circa 400 anni, il periodo arcaico attorno ai 200, il classico circa 170 e quello ellenistico appena 150.

Pittura rupestre magdaleniana nella grotta di Lascaux (Francia) risalente al 19 000-15 000 a. C.

Passando a un inquadramento più generale, in altre parole partendo dal Paleolitico medio (solutreano, magdaleniano), dobbiamo innanzitutto sfatare l’idea che, le rappresentazioni preistoriche siano il prodotto d’ingenui scopi magico-propiziatori. In realtà, come indicano vari studi*, gli animali e i segni più astratti sono simboli che alluderebbero al concetto della complementarietà duale, al ternario (tempo), al quaternario (spazio) e probabilmente anche al moto degli astri sia in relazione alla vita ordinaria sia in senso simbolico superiore. 

Schema geometrico, comprendente il rombo e dei cerchi, che strutturerebbe le “Veneri” paleolitiche secondo lo studio di SAINT PÉRIER e PASSEMARD, presente nel lussuoso volume sulla preistoria di A. LEROI-GOURMAN e collaboratori del 1965**

Sono aspetti cognitivi che andrebbero oltre con le “Veneri” la struttura delle quali conterrebbe riferimenti geometrici relativi al cerchio e al rombo. Riguardo a quest’ultimo, esso è prodotto dall’incrocio di due circonferenze che formano la cosiddetta “mandorla”, un simbolo presente ventimila anni dopo nell’arte medioevale. Quanto ai due triangoli, che strutturano il rombo, essi sono alla base di considerazioni cosmologico-metafisiche nel pensiero e nell’arte indù.

Non deve sorprendere se l’accumularsi degli studi sta ormai sovvertendo la concezione ottocentesca di un’umanità bestiale a favore d’individui decisamente più simili a noi. Come indicano gli studi antropologici, per le popolazioni non tecnologiche tutti gli aspetti del mondo e della vita sarebbero letti in termini di sacralità, essendo il cosmo stesso percepito come il corpo o manifestazione sostanziale del demiurgo. In sintesi avremmo un periodo arcaico caratterizzato da guide spirituali (sciamani nel periodo più antico) aventi la duplice funzione di leader religiosi e di governo; un sistema socio-politico denominato teocratico che avrebbe strutturato le prime civiltà. 

Anfora greca a figure nere del VII secolo a. C. nella quale sono rappresentati Achille e Aiace, personaggi dell’Iliade, mentre giocano durante una pausa nei combattimenti.

Con l’età del bronzo, in particolare dal XV secolo a. C., s’impone il sistema aristocratico dei guerrieri che giunge fino a buona parte del medioevo. Questo tipo di società è caratterizzato dall’esaltazione della gloria e dell’onore. Ne sono parte, a iniziare dall’Iliade e dall’Odissea, le rappresentazioni di temi mitologici che giungono fino alle fastose rappresentazioni nelle grandi residenze aristocratiche barocche del XVII secolo, ultime espressioni di una classe sociale morente. Temi mitologici che già in epoca classica, da Evemero di Messene (Messina) vissuto nel III secolo a. C., persa la dimensione simbolico-metastorica, erano “spiegati” quale ricordo delle gesta di eroici re del passato.

Andrea Pisano, Metallurgia (Tubalcain),
formella presente sul lato ovest del Campanile di Giotto
(inizio XIV secolo), Firenze.

Attorno al XII secolo dell’era volgare c’è il progressivo imporsi dei commercianti-produttori e dei banchieri, in altre parole della borghesia. Con il suo sviluppo scompaiono le astruse tematiche auliche e s’impone ciò che celebra l’intimità, la quotidianità e il successo economico. Trionfano le rappresentazioni del paesaggio, dell’abbondanza (nature morte) e quanto suscita emozione.

J-B. Simeon Chardin, Ritorno della serva dal mercato, 1739.

Con lo sviluppo dell’industria si produce quindi nella massa dei lavoratori una “coscienza di classe”, in altri termini il proletariato si definisce in modo autonomo quale quarto gruppo sociale. Esso, con la seconda metà dell’Ottocento assume sempre più un ruolo determinante nelle dinamiche sociali e politiche, giungendo a imporsi sulla borghesia o sui datori di lavoro. Lavoratori che pur non attuando, come classe sociale, un’influenza diretta in ambito culturale-artistico, divengono, grazie alle migliori condizioni di vita e guadagni strappati al patronato, un mercato fondamentale alla produzione di massa avente un volume di affari ben superiore a quella dei prodotti di lusso per pochi abbienti. Cambia anche il genere di estetica che con la fine del XIX secolo valorizza la funzionalità dell’oggetto, mentre le tecniche di comunicazione usano l’arte per favorire le vendite. Con l’oggetto divenuto la forma d’arte per eccellenza di una società dove i valori sono condizionati dal guadagno, è by passata la necessità di esprimere concezioni che vadano oltre l’immediato. 

Esempio di art-designer, la Moka express Bialetti.

In sintesi avremmo le società dei primordi facenti riferimento a valori spirituali, secondo il significato usuale del termine e non semplicemente magici come ritenuto dal pensiero positivista nell’Ottocento. A esse seguirebbe la fase nella quale avrebbero prevalenza le virtù morali dell’onore, coraggio e rispetto dei patti, una concezione specifica dei gruppi sociali guerrieri. In tempi relativamente recenti essi sarebbero stati soppiantati da quella dell’onestà commerciale e stima sociale in relazione a quanto posseduto; infine si attuerebbe la fase finale nella quale predomina la soggettività individuale.

Gli sviluppi socio-culturali evidenziati, pur con i doverosi distinguo, presentano delle analogie con la teoria pessimistica riguardante le forme di governo di Platone esposta nel Politico ma ispirata dalle quattro età di Esiodo. Questo autore, precedente al filosofo, in Le opere e i giorni, narra di cinque razze che associa a quattro metalli o età: oro, argento, bronzo e ferro soggette a un progressivo decadimento spirituale e morale. Questa concezione quadripartita della storia, oltre a essere stata ripresa da Ovidio Publio Nasone in Metamorfosi, caratterizza i miti di popoli diversi in molte aree del mondo come se fosse parte dell’inconscio collettivo o di un archetipo. 

Nella concezione antica, per la quale tutte le cose erano connesse ad altre attraverso un insieme di analogie, le caratteristiche delle quattro età avrebbero avuto una relazione simbolica con il moto giornaliero o annuale del Sole. Esso presenterebbe il massimo vigore il mattino, per giungere allo splendore del mezzogiorno e appannarsi nel pomeriggio-autunno, quando se ne raccoglierebbero i frutti. È un ciclo che “morirebbe” con la notte o l’inverno per riapparire “rinnovato” il giorno dopo o con il nuovo anno. 

Se queste dinamiche socio-storiche le rappresentiamo sinteticamente per mezzo di un grafico di tipo cartesiano, mostrano una forma a spirale convergente e non un’espansione lineare verso l’infinito, come quella postulata dal positivismo razionalista ottocentesco. Questa visione/concezione esistenziale è stata messa in discussione nella seconda metà del Novecento, nonostante il prodursi della globalizzazione, da quanto paventato riguardo alle sorti del pianeta dal cosiddetto Club di Roma espressione del MIT di Boston divenuto il motore delle attuali politiche green.

Schema grafico che mostra la riduzione della durata temporale dei periodi storico-artistici” a causa dell’entropia. A ciò si accompagna una diminuzione della capacità di trovare nuovi equilibri e risorse per fronteggiare i problemi funzionali come espresso dalla forma centripeta.

La prevalenza progressiva di una dinamica sociale su un’altra, non va imputato a una concezione ideologica della storia ma è espressione dell’entropia generale o perdita di energia e potenzialità di ogni sistema. È una dinamica della quale si dovrebbe tenere conto anche in relazione di quella sottosezione temporale che è la società globalizzata e gli sviluppi e cambiamenti che potrà sostenere.

Anch’essa, come tutte le forme dell’esistenza, è soggetta alle leggi della natura. Questa, ad esempio, in ambito biologico, con l’invecchiamento e la morte, attua le condizioni affinché attraverso nuovi soggetti siano preservate al massimo le potenzialità della specie. Il decadimento non avviene per caso ma si deve all’insieme dei fattori di cattivo funzionamento intrinseci a un sistema che, accumulandosi, finiscono con il divenire irreversibili. 

Il progresso tecnico-scientifico nasconde, con i suoi sviluppi sempre più accelerati, il fatto che la situazione attuale è simile a quella di una robusta trave le cui estremità sono corrose e si stanno sbriciolando. Oltre al cambiamento celere e inflazionato della vita, il fattore che per quella odierna potrebbe innescare un’apocalisse, più devastante dei conflitti in atto, dell’esaurimento delle risorse è l’implosione dell’economia dominata dalle dinamiche speculative. 

La percezione di vivere in un momento di crisi non è casuale perché è il prodotto di segni percepiti in modo non cosciente. Non è banale e accidentale che negli ultimi decenni ci sia stato un proliferare nella letteratura e nei film delle tematiche catastrofiche, dei serial killer, dell’horror e di tutta una serie di creature fantastiche distruttive che un tempo sarebbero state percepite come demoniache.

Ciò è parte della crisi dell’umanità, che per divenire padrona della terra e del proprio divenire, ha perso la dimensione sovra cosmica. Si dovrebbe, invece, avere il coraggio e la capacità di tornare sui propri passi ma ciò costringerebbe fare riferimento a concetti che sono stati colpevolizzati o ridicolizzati come primitivi/retrogradi.

Manifesto pubblicitario risalente al 1921

Se l’essere umano è più di una macchina biologica, sarebbe da rispolverare l’utilità della filosofia, solo che anch’essa si è dispersa in molti rivoli che hanno portato alla perdita della visione globale offerta dalla sua parte superiore, la metafisica. Essa non va confusa con l’olistica che si limita a dichiarare che l’insieme è superiore alle parti che lo compongono, affermazione che vale anche per le macchine.

Di recente ha iniziato a circolare il termine “metafisica concreta”. Questo abbinamento di termini è un ossimoro perché riunisce due parole che esprimono concetti contrapposti. Per metafisica s’intende qualcosa che va di là della fisica e della materia mentre “concreto” fa riferimento proprio alla sostanza. Anche questo è uno degli indicatori di come nella nostra epoca si assista al “torcersi” su se stesse o l’invertire persino il significato originario di molte espressioni concettuali. Diventa quindi difficile formulare direttrici veramente risolutive e innovative se prima non si sia fatta molta chiarezza.


*ANDRÉ LEROI-GOURBAN, Le religioni della preistoria, Adelphi edizioni, Milano, 1993
*C. L. RAGGIANTI, L’uomo cosciente, arte e conoscenza nella paleostoria, Calderini editore, Bologna, 1981

Giovanni Golfetto

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