
L’uomo invisibile è uno dei romanzi più famosi di Herbert George Wells, insieme alla Macchina del tempo e La guerra dei mondi. Con i suoi romanzi scientifici scritti nell’ultima parte del XIX secolo, Wells getta le basi per quello che si svilupperà come genere fantascientifico nel corso del secolo successivo, il Novecento. Lui che aveva studiato a fondo la chimica, la fisica, la matematica, la biologia e la zoologia, concepisce l’applicazione di alcuni principi e teorie scientifiche in termini fantastici, trasferendo il tutto in ambito letterario. È importante dire che, nel contesto specifico della fantascienza, il fantastico è tale perché relativo a qualcosa che nella realtà attuale non esiste, o non è stato ancora possibile realizzare, ma che non si esclude possa appartenere a una realtà futura. È come se Wells si chiedesse: cosa potrebbe accadere se la scienza riuscisse a conseguire questo risultato? Ciò influirebbe decisamente sul futuro. Ammesso che la realtà ordinaria subisse modifiche o venisse stravolta, ciò accadrebbe sempre su basi e fatti propriamente scientifici.
È un po' ciò che sperimentano i personaggi del romanzo che vengono in contatto con l’uomo invisibile mentre la vita di tutti i giorni scorre, turbata a un certo punto da qualcosa giudicato, prima di allora, assurdo e impensabile. Prendono coscienza a poco a poco di quanto sia possibile l’eventualità che si tratti davvero di un uomo invisibile, e questa eventualità, come si capisce nel corso del romanzo dalla spiegazione che dà Griffin stesso (l’uomo invisibile), non è data da un elemento soprannaturale magico o mistico, bensì alla base vi è una spiegazione logica e scientifica.