Nella seconda metà del secolo scorso, la filosofia del linguaggio poteva essere compresa in due principali filoni speculativi. Da una parte vi era una filosofia del linguaggio di matrice neopositivista, saldamente ancorata alla tradizione scientifico-empirista, che si proponeva di riformare il linguaggio attraverso gli strumenti della logica formale e che annoverava tra i suoi principali esponenti personalità del calibro di Gottlob Frege, Bertrand Russell, Alfred North Whithead e il primo Wittgenstein. Dall’altra, e in aperta polemica con questi, vi erano i teorici del linguaggio comune, anche detti informalisti, i quali, prendendo le mosse dal pensiero del secondo Wittgenstein, ne elaborarono le istanze attraverso una valorizzazione della molteplicità degli usi del linguaggio (i famosi “giochi linguistici”), ponendo al centro della loro indagine non già il concetto di significato ma i modi di parlare quotidiani. Paul Grice (Birmingham 1913- Berkeley 1988) mette da parte gli uni e gli altri, proponendo una terza via che contribuirà alla nascita di un nuovo ambito di studi filosofici: la pragmatica.
20 aprile 2024
4 aprile 2023
Il nichilismo e la logoterapia
La società occidentale non è mai stata così confusa come in questo secolo. Sembra che l’Occidente (che non è un blocco unico ma è diviso in due: mondo anglosassone e vecchia Europa) abbia perso molti dei riferimenti culturali che lo hanno sostenuto per secoli.
3 maggio 2022
Dallo stato di emergenza allo stato di eccezione ovvero l’eclissi della democrazia
Un giorno l'umanità giocherà col diritto, come i bambini giocano con gli oggetti fuori uso, non per restituirli al loro uso canonico, ma per liberarli definitivamente da esso.
Giorgio Agamben
L’evoluzione politica delle democrazie occidentali, e nello specifico quella italiana, evidenzia una preoccupante tendenza che fa dell’emergenza il modus operandi dei governi che si sono alternati negli ultimi trent’anni. Le decisioni più importanti soprattutto in materia economica, non hanno seguito un iter ordinario di discussione e approvazione legislativa, ma un crescente decisionismo dettato da circostanze eccezionali. L’approccio emergenziale nel risolvere i problemi più scottanti: spread, emergenza sanitaria, emergenza occupazionale, economica e persino dei rifiuti, sembrano essere diventati il nuovo paradigma. Questo abuso nel ricorrere alla scelta d’urgenza è chiaramente il sintomo di una degenerazione della forma di governo tradizionale, non più in grado di risolvere nell’ordinarietà i problemi. Tutto ciò fa temere l’avvento di un’epoca dove sia lo stato di eccezione la nuova normalità, una condizione che tuttavia mette in ombra il concetto stesso di democrazia.
1 marzo 2021
Qualche riflessione su “Le cose dell’amore” di Umberto Galimberti
È una declinazione filosofica dell’amore, quella contenuta ne Le cose dell’amore di Umberto Galimberti, che non ne risparmia i fantasmi, le sfaccettature più celate e quelle meno nobili. Un libro a tratti enigmatico, a tratti rivelatore, come è in fondo l’amore stesso.
6 novembre 2020
La figura della grande madre nel monoteismo Cristiano
3 febbraio 2018
Lettera ad Attico
12 dicembre 2017
Sulla “eclissi” degli intellettuali in Italia. Due opinioni
Antonio di Grado | Luigi Prestinenza Puglisi |
L'intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto. Leo Longanesi
13 ottobre 2014
Agorà in gloria: Festival filosofia 2014
Pensiamo alla gloria, che significato si da oggi a questa parola? Si pensa alla gloria e ci perdiamo tra immagini di politici potenti, personaggi famosi e ingloriosi e forse a qualche partecipante del “Big Brother”, dimenticando, ingloriosamente, che la luce della gloria si irradia dai corpi e dalle menti capaci di grandi azioni, di grandi opere, di cose grandi.
5 febbraio 2014
Simone Weil e la condizione umana
«[...] Ci si può chiedere se esista un àmbito della vita pubblica o privata dove le sorgenti stesse dell'attività e della speranza non siano avvelenate dalle condizioni nelle quali viviamo. Il lavoro non viene più eseguito con la coscienza orgogliosa di essere utili, ma con il sentimento umiliante e angosciante di possedere un privilegio concesso da un favore passeggero della sorte, un privilegio dal quale si escludono parecchi esseri umani per il fatto stesso di goderne, in breve di un posto.»Parole eterne e nella loro fulminea attualità sembrano risuonare come un accorato intervento, nei meandri del pensiero di ognuno di noi. Vita pubblica e privata, critica secca alla condizione del lavoratore. Leggendo oltre, un ulteriore attualissimo intervento recita così:«Infine la vita familiare è diventata solo ansietà, a partire dal momento in cui la società si è chiusa ai giovani. Proprio quella generazione per la quale l'attesa febbrile dell'avvenire costituisce la vita intera vegeta in tutto il mondo con la consapevolezza di non aver alcun posto nel nostro universo. [...] Viviamo in un'epoca priva di avvenire. L'attesa di ciò che verrà non è più speranza, ma angoscia».
Le riflessioni sopra riportate non sono state scandite da un attivista dei giorni nostri, né da un politico con particolari doti da oratore, né da un comunista di nuova generazione: sono parole sparse nelle Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale, non di un autore, bensì di un'autrice francese, Simone Weil, insegnante di professione, operaia per scelta e filosofa di vocazione.
25 settembre 2013
Il Monopoly comunista e la democrazia di cartone
17 giugno 2013
La nuova psicologia: il metodo del dott. von Hirschhausen
Che senso ha oggi parlare di fortuna, o meglio di felicità? Siamo davvero una generazione felice? Siamo davvero felici di quello che siamo, di quello che facciamo e, soprattutto, cosa significa essere felici? Quando si è veramente felici? Ne esistono di così fortunate, o meglio, di così felici?
14 maggio 2012
L’Amore liquido
Leggere l’opera di Bauman significa seguire un pensiero improntato alla riflessione critica su una società moderna che si scioglie, che diventa liquida e quindi non più “contenuta”, prevedibile e certa.
26 dicembre 2011
Sud: declino ed identità
20 dicembre 2011
La morte di Godot e il pensiero calcolante. L'impotenza del pensiero nei tempi moderni
Se vi è un grande assente nei nostri giorni, è proprio il caso di dirlo, è l'assenza stessa. Ogni silenzio è riempito da vuote chiacchiere, dal suono della musica o da quello della televisione. Se oggi noi dobbiamo fare i conti un «ospite inquietante», per citare Heidegger, mancante al banchetto della cultura occidentale degli ultimi anni, é proprio l'assenza. Ogni posto vuoto è prontamente riempito, ogni silenzio stroncato, ogni necessità assecondata, ogni disturbo violentemente sradicato per non sentirne il dolore, l'impressione di un vuoto nello stomaco.
13 maggio 2011
La lingua che noi siamo: Zagrebelsky
4 aprile 2011
Michael Conradt: “La filosofia e la vita vera”
6 marzo 2011
Il problema del nichilismo in Occidente: “Avere” ed “Essere”
Vivere appieno, assecondare le proprie tendenze in concomitanza con le proprie capacità è un processo naturale che stempera non solo lo stato di frustrazione al quale oggi noi tutti siamo soggetti, bensì amplifica il margine di umanità. Cosa significa? L’amplificazione del margine di umanità si ottiene vivendo non nella modalità dell'avere, bensì secondo quella dell'essere, per riprendere la nota dicotomia di Erich Fromm. Fondare la propria esperienza umana lasciandosi attraversare anche e per lo più da quei desideri innati, piaceri personali, che differenziano tra loro gli individui rendendo varia una codificazione umana oggi improntata alla spersonalizzazione dell’individuo, è il Weg, (il percorso, la via) sfida dell’uomo moderno.
26 febbraio 2011
Il problema del nichilismo in Occidente in rapporto al pensiero di Heidegger
18 gennaio 2011
La parola e lo spirito: il bipolarismo esistenziale nella filosofia di Ferdinand Ebner
La parola è la corda tra l’ «Io» e il «Tu».Nella parola sta la ragione ed essa parla alla ragione.La vera parola non è di questo mondo.Ma non è stato l’ amore a pronunciare la prima parola?Ferdinand Ebner, Das Wort ist der Weg
20 dicembre 2010
I sogni di un visionario chiamato Kant
Immaginiamo un Kant precritica, dal tono ironico ma forse, in realtà, neanche troppo ironico direi piuttosto un tono falsamente ironico, nel caso in cui il lettore serio voglia alzare un polverone di critiche contro un filosofo serio che non si è certamente tirato indietro dinanzi alla possibilità di rispondere in modo semiserio - secondo me serissimo - alla lettera di Charlotte. Non è importante qui spiegare chi sia Charlotte, bensì è interessante notare come dalla storia da lei raccontata, scaturisca un pamphlet kantiano il quale, collocandosi prima delle Critiche, andrebbe considerato in certi suoi aspetti essenziali: questi sono quelle tematiche sulle quali si incentra la Critica della ragion pura e la Critica della ragion pratica, la questione dell’anima.