Il cancello della villa si apriva cigolando al passaggio della Rolls-Royce nera, che proseguiva lungo il viale alberato fino a giungere nel meraviglioso giardino.
La contessa scese dall’auto e si diresse all’ingresso dove l’attendeva il maggiordomo a cui consegnò la pelliccia. La donna, ormai sessant’enne, conservava, nascosta tra le rughe, la bellezza di un tempo, quando gli uomini venivano rapiti da quella ragazza bionda, alta, longilinea, che faceva la ballerina di fila al varietà. Fu una sera d’autunno che, durante uno spettacolo, il conte la vide per la prima volta e perse la testa. La sera stessa la chiese in moglie. Lei non ebbe il coraggio di rifiutare, abbandonò la sua carriera di ballerina e si trasferì in campagna nella villa del conte. Si vedevano di rado, lui arredava ville di lusso in tutto il mondo e lei viveva serenamente circondata dagli affetti: l’adorato cane Fuffi e i suoi amatissimi gioielli, tra cui spiccava la preziosissima collana in zaffiri e diamanti, dono di un emiro conosciuto durante un viaggio a Dubai.
Aveva una figlia di nome Sofia che era scappata di casa all’età di vent’anni rinunciando a tutti i suoi privilegi per essere una donna libera.